Lo stereotipo di Maicol


Premetto che non guardo il Grande Fratello, ma in quelle poche scene che mi è capitato di vedere non è possibile fare a meno di notare Maicol, il tanto popolare concorrente gay.
Non voglio soffermarmi sui sui vestiti eccentrici o sulle sue mossette esagerate e (forse anche volutamente) accentuate. Non voglio neppure soffermarmi a parlare del fatto che abbia dato la notizia della sua omosessualità al padre dal confessionale in un modo che avrebbe anche potuto far venire un infarto ad un genitore (ma che probabilmente fa molto bene agli ascolti) o delle sue crisi di pianto quasi isteriche. Tralasciamo anche l'atteggiamento degli altri concorrenti, che talvolta reagiscono a certi modi di fare trattandolo quasi come un bambino di sei anni.
La domanda vera che tanto mi preme è una sola: ma perché la televisione deve sempre presentare lo stereotipo di gay effeminato ed emotivamente instabile? Perché dopo Jonathan (seppur non gay dichiarato ma solo presunto) dobbiamo ritrovarci con Maicol?
Senza nulla voler togliere alla persona e considerato che anche gli eterosessuali di quel reality spesso non brillano per eleganza, è comunque da sottolineare che per molti italiani quello è l'unico contatto che hanno mai avuto con un gay e che quindi probabilmente accumuleranno all'intera comunità. L'italiano medio non ha voglia di approfondire e la pigrizia spesso lo porta ad accettare senza troppe domande gli stereotipi che la TV gli passa.
Presentare anche gay più virili o meno emotivi non andrebbe certo a negare l'esistenza di persone come Maicol (verso cui non ho assolutamente nulla di personale), ma semplicemente si andrebbe a presentare all'italiano medio una varietà maggiore di persone che condividono le stesse preferenze sessuali, rompendo così uno stereotipo tanto diffuso (tanto più che l'effeminatezza non è sempre sinonimo di omosessualità come taluni credono). Certo è che se quello è l'unico punto di contatto fra la comunità lgbt e alcuni eterosessuali, è importante che vi sia la maggior pluralità possibile. Non è possibile giudicare un popolo dai soli racconti dei suoi eroi, così come non è possibile giudicare una comunità da un'unica parte dei suoi componenti.
C'è il gay più sensibile e quello che lo è meno, quello vulnerabile e quello che non lo è e così via... ma il problema è che gran parte della gente non lo sa. Solo un panorama più vasto permetterebbe anche a persone pigre di poter giuducare una persona da ciò che è: e così ci sarebbe l'etero tamarro o il gay eccentrico, ma nessuna delle due caratteristiche diventerebbe sinonimo dell'altra.
In un sondaggio pubblicato da Queerblog, quasi la metà dei votanti ha espresso un parere negativo sul suo ingresso (il 21% dei lettori lo ritiene solo il classico stereotico e il 27% sostiene che darà un'immagine sbagliata dei gay). L'altra metà dei lettori si divide fra chi è felice del suo ingresso (25% dei voti) e chi prova simpatia ma si riserva di giudicarlo nel tempo (25% dei voti).
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