Il servizio di Panorama sui preti gay e le prime reazioni


Nel numero in edicola, Panorama propone un'inchiesta dal titolo "Le notti brave dei preti gay", ripresa in copertina con un'immagine di un prete con le unghie smalatate di rosa che regge un rosario (immagine che rievoca forse più un travestito che un gay).
Un giornalista, affiancato da un complice gay, ha seguito e documentato alcune serate di alcuni preti della capitale che di notte erano soliti frequentare serate gay. Ad essere seguiti sono stati tre preti in particolare. Uno di loro è stato ripreso mentre faceva sesso in abito talare con un escort, un altro mentre faceva sesso con la talpa di Panorama ed il terzo (incontrato via Internet) che ha dato un appuntamento all'adescatore davanti davanti ad una Chiesa di una missione cattolica.
Il direttore di Panorama, Giorgio Mulè, ha specificato di non voler creare facili scandali ma di dimostrare che certi comportamenti sono ben presenti all'interno della Chiesa.
Immediate sono arrivate le prime reazioni. Il Vicariato di Roma, guidato dal cardinale Agostino Vallini, ha ribadito che c'è incompatibilità tra essere sacerdoti ed essere gay e si è lanciato in dichiarazioni molto forti: «Questi non hanno capito che cosa sia il sacerdozio cattolico e non dovevano diventare preti. Siano coerenti e vengano allo scoperto dato che nessuno li costringe a rimanere preti [...] Non vogliamo loro del male ma non possiamo accettare che con i loro comportamenti sia infangata l'onorabilità di tutti gli altri».
Critiche al servizio sono giunte da Aurelio Mancuso, esponente della comunità gay italiana, che ha commentato:«Sbagliate le reazioni ecclesiastiche perché tendono ad accreditare l'omosessualità all'interno della Chiesa come un fenomeno marginale, ma il reportage di Panorama sui preti gay è un'operazione politica e culturale orribile perché, per attaccare la Chiesa cattolica, propina una visione della comunità omosessuale zeppa di stereotipi e di luoghi comuni».
Una condanna arriva anche dal giornalista Gad lerner che scrive: «Dopo avere condotto una campagna ostile nei confronti di Patrizia D'Addario (colpevole di avere registrato il suo incontro intimo con Berlusconi) il settimanale di proprietà del primo ministro, "Panorama", applica su larga scala lo stesso metodo per prendere all'amo i preti gay della capitale che conducono una doppia vita. Non mi pare un esempio di giornalismo d'inchiesta, semmai una grossolana forma di adescamento utile a divulgare il senso comune qualunquistico del "così fan tutti": nel gran polverone della colpevolezza generalizzata finiranno per cavarsela i potenti che procurano o utilizzano le prestazioni sessuali per cementare l'omertà e rendersi utili a chi conta?».
Anche Paolo Patanè, presidente di Arcigay, ha condannato il servizio, definendolo una "brutta pagina di giornalismo". Secondo lui, infatti, non è la vita privata delle persone che va colpita ma i comportamenti pubblici e politici omofobici. Inoltre quel servizio -prosegue Patanè- tenta di dipingere l'omosessualità come la fonte di ogni male.
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