Neonazionalisti serbi: dal gay pride allo stadio


Chi ieri sera desiderava gustarsi una serata di calcio ha dovuto assistere a scene che con lo sport hanno ben poco a che fare. Numerosi ultras giunti da Belgrado hanno fatto di tutto per non permettere lo svolgimento dell'incontro: dall'assalto al pulman dei giocatori serbi (dove il portiere Stoikovic è stato minacciato e ferito dal lancio di un petardo, motivo per cui si ha chiesto di non scendere in campo) a deliberati atti di teppismo allo stadio Marazzi di Genova, con il taglio delle reti di sicurezza, lo sfondamento di alcune vetrate, il lancio di oggetti in campo e via di seguito.
La partita, iniziata ugualmente seppur con un forte ritardo, è stata interrotta dopo solo sei minuti dal fischio d'inizio: al secondo lancio di fumogeni in campo, l'arbitro -lo scozzese Craig Thomson- ha ritenuto che non ci fossero più le condizioni per garantire la sicurezza dei giocatori, decidendo così di fermare l'incontro.
Gli scontri, però, sono poi proseguiti nella notte per le vie cittadine e Milano e Torino hanno inviato i loro poliziotti in auto di quelli del capoluogo ligure.
Pare che delinquenti che abbiamo potuto vedere in azione, siano gli stessi che qualche giorno fa hanno impedito lo svolgimento del gay pride nella capitale serba, il primo dopo il tentativo del 2001. Il loro anti-coreto, partito pochi minuti dopo quello ufficiale, si è trasformato immediatamente in uno scontro aperto con i cinquemila poliziotti che scortavano i circa 1500 partecipanti al pride. Scontri che si sono chiusi con un bilancio di 140 feriti ed una città praticamente distrutta.
Secondo RTS, la televisione di Belgrado, non è da escludersi che sia stato proprio l'intervento delle forze dell'ordine in quella circostanza ad aver spinto gli ultranazionalsiti a lanciare un sfida allo stato colpendo la nazionale di calcio.
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