Il Papa e la mano dell'omofobo

In questi giorni, grazie anche ad alcune anticipazioni che alle volte sembravano una vera e propria operazione di marketing, si sta parlando tantissimo del nuovo libro di Benedetto XVI dal titolo "Luce nel mondo".
In quelle pagine il pontefice è tornato a parlare di un tema spesso pare stargli molto a cuore, l'omosessualità. Quasi unitile dirlo, il suo discorso è in termini di condanna, definendola un «qualcosa che è contro la natura di quello che Dio ha originariamente voluto».
Poi mettendo in dubbio gli studi scientifici fino ad oggi condotti sull'argomento sull'argomento, prosegue: «Se qualcuno presenta delle tendenze omosessuali profondamente radicate -ed oggi ancora non si sa se sono effettivamente congenite oppure se nascano invece con la prima fanciullezza- se, in ogni caso, queste tendenze hanno un certo potere su quella data persona, allora questa è per lui una grande prova, così come una persona può dovere sopportare altre prove».
Una stoccata è stata riservata anche ai gay con la vocazione per il sacerdozio: secondo lui, infatti, «l'omosessualità non è conciliabile con il ministero sacerdotale, perché altrimenti anche il celibato come rinuncia non ha alcun senso».
L'unica nota positiva è il passaggio in cui il pontefice ha ricordato che le persone omosessuali «non devono essere discriminate perché presentano quelle tendenze», anche se date le premesse, quest'ultimo passo pare cadere un po' nel vuoto: ad esempio il negare il sacerdozio ai gay è già di per sé una discriminazione, così come l'opposizione del Vaticano alla moratoria Onu sulla depenalizzazione dell'omosessualità pare essere andata in senso esattamente contrario a quell'ultima affermazione.
Durissima la reazione di Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay, che ha commentato: «[Il Papa] non si assume alcuna responsabilità etica e, tacendo colpevolmente sulle persecuzioni di cui le persone lgbt sono vittime in tutto il mondo, finisce per armare la mano dell'omofobo, offrendo una giustificazione a chi discrimina e resuscita l'odio verso il diverso, rendendosi corresponsabile di omicidi, arresti e violenze».
L'onorevole Anna Paola Concia, deputata del PD, ha rilanciato: «Affermare che l'omosessualità è contro la natura ed è moralmente ingiusta è l'ennesima, insopportabile discriminazione che gli omosessuali sono costretti a subire. Sono parole violente, che offendono e umiliano i milioni di persone che, accettando la propria omosessualità, non vogliono e non possono in alcun modo considerarsi immorali solo perché amano una persona del loro stesso sesso».