Ora è il Pentagono a chiedere l'abolizione del «Don't ask, don't tell»


Tra continui tira e molla, prosegue l'iter per la discussione del «Don't ask, don't tell», la norma vigente che vieta ai gay dichiarati di prestare servizio nel'esercito statunitense.
Al di là delle promesse elettorali di Obama sull'argomento, le acque avevano iniziato a smuoversi dopo che il Tribunale d'appello della California aveva sancito l'incostituzionalità della norma, considerandola incompatibile con la costituzione americana (che garantisce a chiunque la libertà di espressione). Questo accadeva a settembre, ma solo una decina di giorni dopo il Senato si era espresso contro la possibile apertura di una discussione sul tema, facendo prevalere la strategia dei repubblicani volta a rimandare il tutto per prevenire un possibile voto contrario alla loro posizione di chiusura.
Ad ottobre la sentenza del Tribunale d'appello della California è stata convalidata, rendendo di fatto nulla la norma. Il Pentagono aveva immediatamente recepito quella modifica, dando immediato ordine ai suoi reclutatori di non respingere più eventuali gay dichiarati che avessero presentato domanda di ammissione nelle forze armate. Un'apertura durata solo poche ore, fino a quando la Corte d'appello di San Francisco ha accolto un'istanza urgente del governo di Washington, bloccando di fatto ogni sospensione del "Don't ask, don't tell".
Il capitolo successivo di questa lunga vicenda si sta scrivendo in questi giorni nelle aule del sanato. Un po' a sorpresa anche il Pentagono si sta esperimento contro la norma (nonostante in passato ne sia stato uno dei principali sostenitori) attraverso la voce di Robert Gates, capo del Pentagono, e l'ammiraglio Mike Mullen, Capo di Stato Maggiore.
«L'abolizione della legge è necessaria e deve essere portata avanti senza mettere a rischio l'efficienza dell'esercito -ha sostenuto Mullen- Non ha senso che un un'istituzione che dà valore all'integrità chieda alle presone di mentire su chi sono veramente quando prestano servizio militare».
Va anche detto che prima di prendere posizione, il Pentagono aveva condotto nei giorni scorsi un sondaggio che aveva evidenziato come il 70% dei militari si fosse dichiarato favorevole o indifferente alla presenza di gay dichiarati nell'esercito.
Sul proseguo della vicenda, però, si scorge l'ombra dei repubblicani capeggiati dal senatore repubblicano dell'Arizona, John McCain. La loro posizione prevede l'ipotesi di una qualche modifica alla legge ma scarta a priori la sua abrogazione, sostenendo che i tempi non siano ancora maturi per una scelta del genere.
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