Raoul Bova: «Il mio miglior amico è gay»


E' Raoul Bova il protagonista della nuova copertina di Vanity Fair. Immortalato a petto nudo, mostra un fisco che a dispetto dei suoi 39 anni è ancora perfetto, quasi come se il tempo si fosse fermato dai tempi dei celebri scatti realizzati per il calendario di Max.
Ma se in copertina mostra il meglio del suo lato estetico, è nelle pagine interne che ha dato il meglio di sé, riuscendo ad affrontare il tema dell'omofobia in un modo semplice, familiare ma incisivo.
«Il mio migliore amico è gay -ha dichiarato nell'intervista- così pure altre persone a me molto vicine, e conosco i problemi a cui sono esposti nella nostra società: ho avuto amici che sono stati picchiati a Roma, dalle ronde anti-omosessuali».
Non un messaggio pronunciato dal pulpito, dunque, ma un'affermazione che parte dalla visione del gay come "amico", come "persona", come qualcuno con cui ci si relaziona e si costruisce qualcosa assieme. Una visione che spesso non si percepisce in molti appelli, a volte esasperati al punto da sembrare che si stia parlando di qualcosa di distante e lontano, da lasciare stare ma da lasciare lì dov'è.
Ben diverso è il messaggio di chi è in prima linea e, pur non essendo omosessuale, parla di omofobia attraverso un'esperienza diretta.
Un plauso a Raoul, dunque, e tutta la nostra solidarietà al suo miglior amico... Perché sappiamo che con gli amici non ci si prova, ma essere amico di Raoul Bova e non provarci non dev'essere per nulla facile :)

Via Gaywave
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