Gay Pride di Mosca: gruppi ultraortodossi assaltano il corteo


Il Gay Pride di Mosca era stato dapprima autorizzato dal vicesindaco della città (anche se con molte restrizione, come il numero di partecipanti che non avrebbe dovuto superare i 500 manifestanti), poi annullato dalla municipalità. Sarebbe stato in sesto anno consecutivo in cui le autorità non ne avrebbero vietato lo svolgimento sotto le influenze dei gruppi ultraortodossi; un permesso negato che aveva già portato alla condanna dell'ex sindaco moscovita da parte della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
Alcuni militanti della comunità lgbt hanno comunque decido di dar vita ugualmente al gay pride, organizzandolo via Twitter. Il tutto si è svolto ieri -proprio nela data dapprima autorizzata- al grido di "La Russia non è l'Iran". L'esito, però, è stato drammatico e desolante.
I manifestanti avrebbero dovuto porre dei fiori davanti alla Fiamma Eterna nel Giardino di Alessandro, ma al loro arrivo hanno trovato i cancelli chiusi ed alcuni gruppi clerico-nazisti che si sono scagliati contro di loro al grido di «A morte i gay». La polizia è intervenuta arrestando anche alcuni esponenti della comunità lgbt moscovita, già vittime dell'aggressione ultraortodossa.
Le violenze sono poi proseguite davanti al municipio, dove altri gruppi nazisti incappucciati hanno malmenato gli esponenti della comunità gay.
Al momento risultano in stato di arresto il promotore del Gay Pride, Nikolay Alexeiev, ed alcuni militanti fra cui anche esponenti di associazioni estere giunti nel Paese proprio a sostegno della causa.
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