Il naufragio della Concordia


A più di 48 ore dall'incidente, iniziano a delinearsi i contorni del naufragio della Costa Concordia, la nave della Costa Crociere salpata da Civitavecchia con 4.229 persone a bordo ed affondata venerdì sera di fronte all'Isola del Giglio. Un incidente costato la vita a sei persone (l'ultimo ritrovato in nottata dai soccorritori) e nel quale si contano ancora 16 dispersi.
Una vicenda che ha immediatamente catturato l'attenzione dell'opinione pubblica sia grazie alle impressionanti immagini che hanno iniziato a circolare, sia per le facili analogie che si sono iniziate a fare con l'affondamento del Titanic (di cui proprio quest'anno ricorre il centenario dell'affondamento). Ma questa volta non c'era nessun iceberg, nessuna orchestra che suonava sul ponte né un capitano pronto ad affondare con la propria nave.
L'ipotesi più accreditata è che il motivo di un passaggio così vicino alla costa (si parla di 150 metri dalla riva) sia stata la voglia di fare un saluto agli abitanti dell'isola accendendo le luci e suonando la sirena. Una manovra per la quale sarebbe stato necessario disabilitare il pilota automatico e navigare a vista.
Secondo le ricostruzioni, l'impatto con gli scogli sarebbe avvenuto alle 21.45 e la nave si sarebbe incagliata alle 21.58. Alle 22.10 la Capitaneria di Porto si è messa in contatto con la nave, ma l'equipaggio avrebbe riferito di generici problemi elettrici senza fare riferimento allo squarcio di 70 metri sulla fiancata. Alle 22.43 viene finalmente lanciato il may-day e richiesto l'intervento dei soccorritori ma pare che -a dimostrazione di come la realtà possa essere ben diversa dagli eroici personaggi raccontati da James Cameron- il comandante abbia preferito abbandonare la nave e lasciare all'equipaggio il compito di gestire l'evacuazione e le operazioni di soccorso. L'uomo è stato fermato dalla procura con le accuse di omicidio colposo plurimo, disastro e abbandono di nave.
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