Emilio Fede licenziato da Mediaset


Erano da poco passate le 21 quando ieri sera un lancio d'agenzia ha riportato una nota di Mediaset che annunciava: «Dopo una trattativa per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro non approdata a buon fine, Emilio Fede lascia l'azienda». Al suo posto, alla guida del Tg4 subentrerà Giovanni Toti, attuale direttore responsabile di Studio Aperto.
Da tempo ormai si vociferava di un suo possibile abbandono legato all'età (Fede compirà 81 anni il prossimo giugno), ma il suo addio dopo 33 anni passati a Mediaset è stato più duro di quanto ci si aspettasse, così come testimoniato anche dalle sue prime reazioni: «È stato un complotto interno -ha commentato l'ex-direttore- Mi hanno fatto fuori mentre Berlusconi era a San Siro e non sapeva nulla...».
A contribuire alla scelta dell'azienda (che ufficialmente parla solo di una "logica di rinnovamento editoriale della testata") è presumibile che c'entrino anche le vicende giudiziarie che lo hanno visto nell'ultimo periodo: dal caso "Ruby" per favoreggiamento alla prostituzione all'inchiesta per bancarotta legata a Lele Mora e, non ultima per importanza, la recente vicenda della presunta valigetta contenente due milioni di euro in contanti che l'ex-direttore avrebbe cercato di depositare in una banca svizzera.
La sua carriera giornalistica ha inizio da giovanissimo presso alcuni quotidiani. Nel 1954 passa alla Rai, con la quale firma un contratto di esclusiva nel 1961. Per otto anni lavora come inviato speciale in Africa, fin quando non viene fatto tornare in Italia a causa di una malattia e per un contenzioso relativo alle spese di viaggio.
Inizia così a lavorare per TV7 (il settimanale di approfondimento del TG1) fino al 1976, quando gli viene affidata la conduzione del Tg1. Dal 1981 ne diverrà il direttore per due anni.
Nel 1987, in seguito ad un processo per gioco d'azzardo (poi finito con la sua assoluzione), termina il suo rapporto con la Rai. Non riassunto, presumibilmente in seguito ad alcune modifiche agli assetti politici della TV di stato (il controllo del Tg1 era passato dal PSI Alla DC e Craxi non era più il presidente del consiglio), Fede inizia a lavorare per Rete A come direttore del loro telegiornale.
Nel 1989 passa alla Fininvest di Silvio Berlusconi, dapprima come direttore di Video News, poi di Studio Aperto (che sarà il primo notiziario ad annunciare in diretta l'inizio della prima Guerra del Golfo il 17 gennaio 1991, proprio nel giorno della sua prima messa in onda su Italia 1). L'anno successivo passa alla guida del Tg4, di cui è rimasto direttore fino a ieri
Una direzione durata ventitré anni, tutti caratterizzati dal suo inconfondibile stile di giornalismo-spettacolo, da celebri gaffe e da numerose critiche per la faziosità del suo telegiornale (costatatagli anche alcune multe da parte dell'Agcom) che da parte sua non ha mai tentato di nascondere dichiarando pubblicamente di non essere super partes e di avere un favoritismo verso uno specifico schieramento politico, lo stesso con il quale aveva dichiarato di volersi candidare una volta uscito da Mediaset).
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