Dopo la morte di Zamudio, il Cile approva la legge anti-omofobia


In certe cose il mondo è paese e capita un po' ovunque che ci siano politici che preferiscono dar retta ai loro pregiudizi che pensare al bene comune. Eppure esistono atti di incredibile efferatezza che creano un tale senso di indignazione nell'opinione pubblica da obbligare le istituzioni a prendere provvedimenti necessari per la sicurezza personale di tutti, anche quando preferirebbero non farlo.
Ed è così che in Cile c'è voluta la morte di Daniel Zamudio (il ragazzo 24enne picchiato a morte perché gay) per far sì che il Parlamento cileno approvasse in gran parte una legge contro le discriminazioni (comprese quelle basate sull'orientamento sessuale) che giaceva nei loro cassetti da più si sette anni.
L'iter non è comunque stato dei più semplici: la chiesa cattolica ha continuato ad opporsi strenuamente alla sua approvazione e molti politici di destra ne hanno preso le distanze. Alla fine, però, la Camera ha confermato la versione già votata in Senato, con l'unica eccezione di alcuni articoli procedurali che verranno valutati da un'apposita commessone.
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