La moglie di Buffon contro il coming-out nel calcio (e propone spogliatoi separati per i gay)


Quasi come non ci fossero bastate le dichiarazioni omofobe di alcuni calciatori, ora ci si mettono pure le loro mogli.
Alena Seredova, la consorte di Gigi Buffon, ha rilasciato a Vanity Fair un'intervista in cui commenta le dichiarazioni di Cecchi Paone (che, come ricorderete, aveva parlato della presenza in nazionale di due omosessuali, un bisessuale e tre metrosexual). La showgirl ceca pare non avere dubbi: «Se un calciatore dichiarasse la propria omosessualità, si creerebbe imbarazzo nello spogliatoio e forse se ne dovrebbe creare uno dedicato». Il motivo del suo astio? «Sarei gelosa, lo ammetto, se un uomo guardasse Gigi con il desiderio con cui lo guardo io».
Passi la gelosia, ma non è chiaro il perché della sua avversione verso il coming out. Un gay è tale sia che lo dica, sia che non lo dica (semmai l'unica differenza riguarda gli altri che, a quel punto, saprebbero se poterci provare o meno... ma se non ci si fida del fatto che il proprio marito sia in grado di "resistere" alle tentazioni, la soluzione non può certo essere quella di costringere al silenzio l'altra parte).
Incommentabile anche l'idea degli spogliatoi separati. A parte il fatto che praticamente tutti han già visto suo marito nudo (ricorderete gli scatti del 1999 -qui e qui potete rinfrescarvi la memoria- nelle quali il portiere era stato immortalato mentre saltellava così come mamma l'ha fatto negli spogliatoi del Parma in occasione della vittoria della Supercoppa), credo sia il caso di ricordare alla signora che un gay è in grado di resistere alla tentazione di saltare addosso a tutto ciò che si muove e che la separazione degli spogliatoi si basa sulla fisicità e non sull'orientamento (e, fino a prova contraria, i gay sono maschietti). Poi quale sarebbe il passaggio successivo? Bar, cinema, bagni e uffici separati per evitare ogni possibile contatto?

La interviste pubblicate da Vanity Fair, però, non si fermano qui. Valentina Del Vecchio, moglie di Ignazio Abate, e Cristina de Pin, compagna di Riccado Montolivo, sono parse molto allarmate dal fatto che qualcuno abbia fatto il nome dei loro partner come i possibili "metrosexual" indicati da Paone. E così, quasi fosse un'offesa il fatto che un uomo possa curare il proprio aspetto, hanno rispettivamente dichiarato: «Ignazio metrosexual? Taglia i capelli quando crescono, fa la ceretta, ma solo per le fasciature. Chi lo etichetta non ci conosce» e «Riccardo come Beckham? Ma se è l'opposto! Non va dal barbiere, non si depila, non si fa lampade. L'uomo per me dev'essere uomo».
Non so, volete pure dirci che hanno le unghie incarnite e che non si lavano per giorni pur di non farli rientrare in una definizione che, in fin dei conti, ha poco o nulla a che vedere con l'orientamento sessuale? Possibile che si ritenga preferibile parlare dei propri compagni quasi fossero degli orchi pur di non farli rientrare in una definizione per il semplice fatto che sia stata pronunciata nella stessa frase in cui si parlava di gay? E, soprattutto, Beckham sa che Cristina de Pin non lo considera un uomo?
Più rilassato è invece il commento di Silvia Hsieh, moglie di Alessandro Diamanti, che a Vanity fair ha dichiarato: «Quando giocava nel Prato, ero più famosa io. Gli traduco le frasi che vuole come tatuaggi. Ama i profumi. E in campo indossa il braccialetto scacciapensieri di mia nonna. Con Alessandro ci scherzo su, perché lui ama i profumi e le creme per il corpo, e quando arriva a letto gli dico "Puoi non dirmelo troppo tardi se sei tu il metrosexual?"».
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