Emis Killa dice di non essere omofobo (ma nei testi delle sue canzoni vorrebbe uccidere i gay)


Il settimanale Vanity Fair ha intervistato qualche giorno fa il rapper Emis Killa e non si è trattenuto dal chiedergli un parere sulle nozze gay. D'altra parte come si potrebbe sopravvivere senza conoscere l'opinione sull'argomento di uno che nella stessa intervista ha dichiarato che «Ho iniziato a farmi le canne a 11 anni, a 15-16 sono passato a spacciare, rubare i motorini. [...] Fermare la gente e puntargli il collo di una bottiglia di vetro alla gola per farsi dare l'iPod o i soldi».
Fatto sta che Killa ha risposto: «Né pro né contro. Ognuno faccia quello che vuole. Non devo essere io a decidere su queste cose. Sono contrario all'adozione, invece, non la capisco. Una presenza femminile è importante per il bambino. Non è bello crescere senza una mamma. La mamma è sempre la mamma».
Dopo la sua risposta, su Facebook c'è chi l'ha accusato di essere omofobo. Un'accusa a a cui il rapper ha risposto con un messaggio affidato Twitter, nel quale affermava di non essere il alcun modo omofobo e nel quale etichettava come «sfigati» chi lo aveva criticato.
Anche se il negare sempre e comunque sembra ormai diventato uno sport nazionale, basta dare uno sguardo ai testi delle sue canzoni per capire il perché di certe critiche. Ad esempio nel brano intitolato "Milano", dice: «I ricchi*ni che si fanno in strada e vorresti ammazzarli, fr*ci». Ed ancora, in "Broken Dolls": «Si ficcasse l'arco in cul* e diventasse fr*cio» e in "Riempimi le tasche": «Sei un brutto fr*cio si sgama quando mangi il gelato col cono».
Siamo sicuri che gli «sfigati» siano proprio quelli che trovano inutile chiedere opinioni a chi scrive certi testi anziché chi istiga alle aggressioni per poi dichiararsi non omofobo solo per proprio tornaconto?
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