Il vescovo e la guardia


Il nome di Percy Jocelyn (1764–1843) è passato alla storia per quanto accaduto il 19 luglio 1822.
Membro illustre della società inglese dell'epoca, divenne rettore di Tamlaght, arcidiacono di Ross, tesoriere di Armagh (1790-1809), prebenda di Lismore (1796-1809), vescovo di Felci e, infine, vescovo di Clogher.
In quelle vesti, nel 1811 venne accusato dal suo cocchiere, James Byrne, di essere solito "prendere familiarità indecenti" con lui e di sostenere "conversazioni oscene". Il vescovo lo denunciò e Byrne venne condannato a due anni di reclusione e alla fustigazione pubblica, poi sospesa dopo che il religioso gli suggerì di ritrattare le sue affermazioni.
Il 19 luglio 1822, però, Jocelyn venne sorpreso dall'oste del White Leon, a Londra, in una "posizione compromettente" in compagnia di John Moverley, una guardia appartenente al corpo dei Grenadier Guards.
Arrestato e poi rilasciato su cauzione, Jocelyn si trasferì in Scozia dove iniziò a lavorare sotto falso come maggiordomo. Nell'ottobre del 1822 venne considerato deposto dai suoi incarichi nella curia, dopo essere stato giudicato colpevole dalla Corte metropolita di Armagh per "i crimini di immoralità, sodomia e negligenza dei suoi doveri spirituali".
Il vescovo risultò la più alta carica ecclesiastica del XIX secolo coinvolta in uno scandalo pubblico a sfondo omosessuale. Uno scandalo tale da dar vita anche ad una serie di filastrocche popolari e vignette satiriche (come quella pubblicata in apertura). Per ben 178 anni la Chiesa d'Irlanda si è rifiutata di rendere noti i documenti legati a quella vicenda e nel 1920 il vescovo di Armagh ne ordinò la addirittura la distruzione. L'ordine non venne eseguito e tracce storiche della vicenda sono sopravvissute sino ai nostri giorni.
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