Quattro religiosi in difesa dei gay


Spesso si è coliti pensare alla Chiesa come un'antagonista della comunità gay, sempre pronta a condannare a spada tratta tutto ciò che è legato all'omosessualità. A volte facendo ricorso anche ad una ferocia che non trova una spiegazione nelle scritture, tant'è che un numero crescente di esponenti religiosi contestano quell'atteggiamento.
In relazione ad un articolo apparso a giugno su "Toscana Oggi", all'Arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori (in foto), è stata recapitata una lettera aperta di suor Stefania Baldini, don Fabio Masi, don Alessandro Santoro e don Giacomo Stinghi.
«Ci sembra -si legge- che gli articoli del Settimanale diocesano non facciano che ripetere sull'omosessualità le norme ecclesiastiche di sempre, senza approfondire l'argomento che negli ultimi anni si è notevolmente sviluppato e chiarito e che ha ancora bisogno di ricerca.
Il nostro intervento vuole dare testimonianza della diversità di posizioni che ci sono oggi di fronte a questo tema, nella riflessione laica e anche nelle Chiese. Noi, e insieme a noi anche teologi, vescovi e laici cristiani, non ci riconosciamo in quell'analisi che traspare dagli articoli di "Toscana Oggi"».
Ed ancora: «È importante che la Chiesa riconosca positivamente il cammino della scienza nella conoscenza dell'uomo e non dichiari verità assolute quelle che poi dovrà riconoscere errate, come è accaduto in passato. Questi fatti ci inducono a vedere l'omosessualità in un orizzonte nuovo e ad affrontarla con uno sguardo morale diverso».
In conclusione non manca un'attacco alla posizione dura assunta dal Vaticano: «A noi sembra che proprio dalla Chiesa dovrebbe arrivare un riconoscimento del modo nuovo di comprendere l'omosessualità, con un segno di accoglienza e di profondo rispetto per i sentimenti di amore di chi vive personalmente questa condizione. Due persone che si amano non sono un attentato alla società né il tradimento del Vangelo. Gli scandali vanno cercati altrove!».
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