L'Uganda stralcia la pena di morte dalla legge anti-gay


Prosegue inarrestabile l'iter della legge ugandese per l'inasprimento delle pene contro gli omosessuali. Nei mesi scorsi Rebecca Kadaga, presidente del Parlamento e forte sostenitrice della norma, aveva rivendicato un presunto diritto dell'Uganda nel decidere la persecuzione dei gay. Poi, dato che non c'è mai fine al peggio, si era arrivati addirittura a definirla «un regalo di Natale», quasi come se un popolo attanagliato da guerre, epidemie, analfabetismo e mortalità non necessitasse d'altro che di una nuova campagna d'odio.
Fatto sta che ora il progetto di legge è stata approvata anche dalla Commissione Giustizia ugandese che, però, ha deciso di stralciare la pena capitale dal testo. Perlomeno per il momento, dunque, i gay ugandesi rischieranno il carcere ma non la propria vita.
Nella sua versione originale, la norma sanciva la condanna all'ergastolo per chiunque avesse rapporti omosessuali. Nel caso di figure che rivestissero una qualche autorità (compresa quella all'interno della famiglia, come nel caso do genitori genitori), di sieropositivi, di pedofili o di delinquenti, era prevista la pena di morte.
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