Bryan Fischer e l'aborto dei bambini gay


Bryan Fischer è uno dei predicatori dell'American Family Association, un'organizzazione cristiana che sostiene di voler «promuove l'erica biblica nella società americana attraverso la televisione ed altri media».
Giusto ieri abbiamo parlato di uno studio scientifico che ipotizza che le origini dell'omosessualità siano da ricercarsi nell'epigenetica (una branca della genetica) e che sia trasmessa per via ereditaria nello stesso modo delle varianti al codice genetico che permettono le somiglianze o la diversità fra parenti.
Ed è proprio da quello studio scientifico che Fischer ha preso spunto per il suo intervento radiofonico, naturalmente dopo averlo liberamente interpretato fino a sostenere che essere gay sia «il risultato di un difetto di nascita». Un "difetto" di nascita tale e quale ad avere il colore degli occhi di un prozio, verrebbe da dire, ma la scelta delle parola già lascia intuire l'intenzione di attribuirgli una connotazione negativa.
E così è stato. Il predicatore ha iniziato a mettere strane parole in bocca alla comunità gay, sostenendo che: «Ho il sospetto che neppure gli attivisti gay sperino che sia trovato un gene dell'omosessualità, qualora esistesse, a causa dei progressi dei test genetici prenatali. Oggi è possibile effettuare lo screening di 3.500 difetti genetici mentre un bambino è ancora nel grembo materno. Gli attivisti temono razionalmente che se l'omosessualità fosse identificabile, le madri sceglierebbero l'interruzione di gravidanza».
E così, curiosamente senza mai utilizzare le consuete parole di biasimo contro l'aborto, Fischer ha proseguito: «Dopo tutto, se il 90% dei bambini a cui viene diagnosticata la sindrome di Down non arrivano a vedere la luce, quali sono le probabilità che dei genitori disposti ad abortire non eserciti la medesima scelta per quanto riguarda dei bambini gay?».
Inutile dire che l'omosessualità non è certo una malattia (anche se molti gruppi cristiani sono disposti a tutto pur di far credere il contrario) e che scegliere di interrompere la gravidanza per l'orientamento sessuale di un bambino sarebbe come farlo perché non ci piace il colore dei suoi occhi. Ma l'intervento mostra in tutta la sua drammaticità quella che appare una chiara incapacità di certi estremisti di accettare che la realtà possa essere diversa da quel che credono e che predicano, al punto da spingerli a trovare una qualche strampalata teoria pur di affossare il rischio di una conferma scientifica della completa naturalità dell'omosessualità.
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