Alfano: «Per noi la famiglia è solo quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna»

Dopo le parole di condanna che il quotidiano dei vescovi a riservato a Berlusconi per la sua presunta apertura al riconoscimento delle coppie gay (già archiviata come fraintendimento), Angelino Alfano è corso ai ripari ed ha cercato di rassicurare l'elettorato più conservatore proprio dalle pagine di Avvenire.
In merito alle dichiarazioni del Cavaliere, ha affermato: «Possiamo ampliare le tutele nei rapporti di coppia senza smontare il codice civile, la Costituzione e soprattutto il diritto naturale: la famiglia è una sola: quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Per noi sarà sempre e solo così. L'agenda e le idee di Vendola credo, invece, siano differenti».
Parole che paiono chiudere ogni possibile apertura ad un qualsiasi riconoscimento delle coppie gay che vada oltre a quel mero contratto stipulato davanti ad un notaio ipotizzato da Carlo Giovanardi (ed il solo fatto che la tutela delle coppie gay sia stata affidata ad uno dei personaggi più omofobi della politica italiana la dice già lunga).
Banale e noioso è anche l'attacco rivolto a Vendola, utilizzato forse per gettare fumo negli occhi e per continuare a non chiarire quale siano esattamente i confini della loro proposta. Una consuetudine fin troppo presente nelle campagne elettorali della seconda repubblica, incentrate più sull'insulto all'avversario che alla presentazione delle proprie proposte.
Anche Flavio Romani -presidente di Arcigay- ha sottolineato questa omissione, rilanciando: «Pretendiamo da chi si candida a governare il Paese più sincerità e trasparenza in merito a provvedimenti che riguardano diritti umani negati». Ma non solo, Romani ha voluto ricordare ad Alfano che «se eletto giurerà sul Diritto Positivo e non su quello Naturale: i codici in vigore in Italia non sono quelli ecclesiastici».