Il Giornale: l'apertura di Berlusconi alle coppie gay è una ripicca contro la Chiesa che non lo sostiene


Se il diretto interessato si guarda bene dal chiarire il senso delle proprie parole, continuano incessanti le interpretazioni della lieve apertura di Berlusconi al riconoscimento giuridico alle coppie omosessuali. Tra loro c'è anche quella de Il Giornale (il quotidiano di proprietà della famiglia del Cavaliere).
L'articolo ipotizza che dietro ci sia un precisa strategia politica: «Da un lato c'è una maggiore attenzione alle questioni dei diritti civili da parte del Cavaliere alla sua sesta candidatura» (curioso visto che, sino a pochi giorni fa, organizzava Family day e ventilava quell'ipotesi come come minaccia della sinistra) «Dall'altro lato però c'è una strategia politica ben più importante. Berlusconi con le sue parole manda un chiaro messaggio alla Chiesa, che nei giorni scorsi, utilizzando le colonne dell'Osservatore Romano, si era schierata apertamente dalla parte di Mario Monti. Un endorsement che non è andato giù al Cavaliere, il quale già prima di Natale aveva mandato un avviso ai naviganti (in cui ricordava alla Chiesa ciò che il suo governo aveva fatto per loro, ndr)». «Ora lo scenario è parzialmente modificato, in campo c'è un competitor che sembra aver catalizzato le simpatie delle gerarchie ecclesiastiche e Berlusconi prova a smarcarsi su una delle tante questioni su cui finora aveva sempre appoggiato la Santa Sede: il finanziamento alle scuole cattoliche, l'esenzione sull'Imu, i temi etici, il valore della famiglia».
Di certo fa un certo senso vedere il suo giornale che ipotizza, senza mezzi termini, che la politica di Berlusconi non fosse finalizzata al bene del Paese ma al compiacere i desideri dei poteri forti che avrebbero potuto portagli voti. Senza profitto, dunque, anche gli ideali possono cambiare.
Forse ricordando di aver nutrito a lungo l'omofbia dei propri lettori, Il Giornale di Sallusti aggiunge: «Il contropiede di Berlusconi del resto va letto con attenzione. Non legittima affatto i matrimoni gay ma va nella direzione di quel «patto di convivenza» proposto proprio ieri dal Consiglio nazionale del notariato: un contratto sottoscritto da due persone che non vogliano o non possano sposarsi ma che vogliano disciplinare in tal modo i rapporti patrimoniali relativi alla vita in comune, con trascrizione in un apposito registro nazionale. Una proposta che assomiglia molto a un ddl presentato qualche mese fa dal senatore del Pdl Carlo Giovanardi. Insomma, non una forzatura del concetto di famiglia ma comunque un significativo passo avanti per il riconoscimento delle unioni di fatto».
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