La Bibbia e le sue molteplici tipologie di matrimono


Il matrimonio gay non è ammissibile perché non contemplato dalla Bibbia. Quante volte vi sarà capitato di ascoltare asserzioni simili, spesso spacciate quasi come una verità assoluta. Ma se l'Antico Testamento (l'unico che, secondo certe interpretazioni, condannerebbe indirettamente l'omosessualità) fosse il metro di riferimento su cui basare la società odierna, allora bisognerebbe confrontarsi con tutta un'altra serie di unioni ammesse dalle Scritture (ma spesso omesse da quanti vogliono portare acqua al proprio mulino, soprattutto in virtù del fatto che alcune delle esse risultano tutt'altro che accettabili dal punto di vista morale).
Il brano più citato è quello della Genesi, nel quale si asserisce che «Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne». Una norma in cui lo stesso Abramo risulta un'eccezione, in virtù delle sue due concubine, ma ben poca cosa rispetto alla ben più discutibile regola stabilita nel capitolo 21 del Deuteronomio, secondo cui è possibile sposare una prigioniera di guerra senza la necessità del suo consenso: «Se vedrai tra i prigionieri una donna bella d'aspetto e ti sentirai legato a lei tanto da volerla prendere in moglie, te la condurrai a casa. Ella si raderà il capo, si taglierà le unghie, si leverà la veste che portava quando fu presa, dimorerà in casa tua e piangerà suo padre e sua madre per un mese intero; dopo, potrai unirti a lei e comportarti da marito verso di lei e sarà tua moglie. Se in seguito non ti sentissi più di amarla, la lascerai andare per suo conto, ma non potrai assolutamente venderla per denaro né trattarla come una schiava, perché tu l'hai disonorata».
Una norma ribadita anche nel capitolo 31 del Libro dei Numeri, nel quale si racconta che «Mosè disse loro: "Avete lasciato in vita tutte le femmine? Proprio loro, per suggerimento di Balaam, hanno insegnato agli Israeliti l'infedeltà verso il Signore, nella vicenda di Peor, per cui venne il flagello nella comunità del Signore. Ora uccidete ogni maschio tra i fanciulli e uccidete ogni donna che si è unita con un uomo; ma tutte le fanciulle che non si sono unite con uomini, conservatele in vita per voi».
Il concetto di stupro, infatti, è spesso presentato nella Bibbia come accettabile (al massimo da ripagare con un'offerta economica ai parenti della vittima). Nel capitolo 22 del Deuteronomio si legge: «Se un uomo trova una fanciulla vergine che non sia fidanzata, l'afferra e giace con lei e sono colti in flagrante, l'uomo che è giaciuto con lei darà al padre della fanciulla cinquanta sicli d'argento; ella sarà sua moglie, per il fatto che egli l'ha disonorata, e non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita».
Ma non solo. Nella Genesi c'è traccia anche la legittimazione di una sorta di "utero in affitto" (in questo caso anche da parte di persone non necessariamente consenzienti): «Sarài, moglie di Abram, non gli aveva dato figli. Avendo però una schiava egiziana chiamata Agar, Sarài disse ad Abram: "Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla mia schiava: forse da lei potrò avere figli". Abram ascoltò l'invito di Sarài. Così, al termine di dieci anni da quando Abram abitava nella terra di Canaan, Sarài, moglie di Abram, prese Agar l'Egiziana, sua schiava, e la diede in moglie ad Abram, suo marito. Egli si unì ad Agar, che restò incinta».
Nel momento in cui tali passaggi vengono (giustamente) ignorati e contestualizzati in un preciso contesto storico e sociale, perché mai bisognerebbe ritenere lecita, universale e indiscutibile un'interpretazione letterale di altri passaggi?
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