Senatore repubblicano propone una norma anti-gay per le scuole del Tennessee


Nel 2001 si tentò di proibire alle scuole del Tennessee (Stati Uniti) di fornire informazioni o discussione sull'omosessualità fino all'ottavo grado dell'istruzione. La norma, ai tempi ribattezzata "Don't Say Gay", passò al Senato ma si arenò alla Camera dei Rappresentanti. A bloccarla, però, non fu il riconoscimento dell'assurdità dell'idea, ma la constatazione della sua inutilità dato che i programmi scolastici dell'epoca già prevedevano che non si parlasse di sessualità in aula sino al nono grado di istruzione.
Quello che sembrava un pericolo ormai scampato, però, si è ripresentato in tutta la sua drammaticità in questi giorni. A riportarlo in auge è il senatore repubblicano Stacey Campfield di Knoxville, il quale intende riproporre la discussione della norma dopo averla integrarla con un nuovo obbligo per maestri, insegnanti e dirigenti scolastici: tutto il personale scolastico sarà tenuto ad informare i genitori di eventuali tendenze omosessuali dei loro figli, anche sulla base di un semplice sospetto.
A suo parere, infatti, quella che è stata rinominata in "Classroom Protection Act" rappresenterebbe una «forma di prevenzione» verso atti di omosessualità «pericolosi per la salute e la sicurezza dei bambini». Riguardo all'iter della norma, il politico ultraconservatore si dice fiducioso, asserendo di aver trovato uno "sponsor" anche alla Camera.
Le conseguenze di una decisione del genere potrebbero essere devastanti. Da un lato si minerebbe il rapporto di fiducia tra studenti e insegnanti, dall'altro si impedirebbe ai ragazzi che vivono in famiglie omofobe di poter chiedere aiuto o conforto agli adulti durante gli anni di formazione della loro identità sessuale. Oltre ad abbandonare i ragazzi gay a sé stessi, la legge impedirebbe anche ogni forma di lotta al bullismo omofobico, impedendo al personale scolastico di affrontare il tema o prendere provvedimenti in merito.
Il senatore Campbell non è certo nuovo a simili iniziative. Per ben sei anni ha cercato di convincere i colleghi sulla necessità di imporre un negazionismo scolastico dell'omosessualità. Lo scorso anno, invece, cercò di far leva sulla generalizzata paura dell'HIV per affermare in radio che «Se non completamente, almeno virtualmente non si contrae il virus per vie eterosessuali. La maggioranza della gente sa che l'Aids è giunto a noi dalla comunità omosessuale: un gay è stato con una scimmia, se ricordo bene, poi è andato a letto con altri uomini [...] Qual è la speranza di vita media di un gay? Molto corta».
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