La posizione di Enrico Letta sui diritti civili


È Enrico Letta ad aver ricevuto da Napolitano l'incarico di formare il nuovo governo. Ma qual è l'opinione del nuovo premier in merito ai matrimoni gay?
In assenza di risposte dirette recenti, è necessario cercare di intuire il suo pensiero attraverso quanto dichiarato nel corso degli anni. Ed è così che nel 2001, intervistato da Gay.it, si disse disposto al riconoscimento giuridico delle coppie gay «Purché non si equipari la famiglia così come definita dall'art. 29 della Costituzione alla cosiddetta "famiglia di fatto" etero od omosessuale, ritengo possibile trovare una modalità per riconoscere gli effetti giuridici derivanti da forme diverse di convivenza siglate da un contratto privatistico da oggi possibile con il quale i soggetti contraenti assumono nei confronti dell'altra persona impegni di solidarietà e mutua assistenza. Sono contrario alla definizione ex ante da parte di una qualunque istituzione pubblica delle cosiddette "famiglie di fatto", mentre ritengo che ex post si possa prendere in esame la rilevanza giuridica di alcune fattispecie, peraltro adombrate dalla giurisprudenza recente: ad esempio l'intestazione di canoni o di proprietà (fatti salvi i diritti dei legittimi eredi diretti), la possibilità di assistenza in caso di malattia, ecc».
Nel 2007, invece, dichiarò a Repubblica di essere favorevole ai Dico, pur sottolineando che non li riteneva certo una priorità. «Sui diritti delle coppie conviventi -disse- il disegno di legge sui Dico che il governo ha approvato e inviato in parlamento è, secondo me, una giusta mediazione, fermo restando che la priorità è rappresentata dagli interventi a sostegno della famiglia, dei figli e della natalità».
Il 13 ottobre 2009 non partecipò al voto della Camera sulla pregiudiziale di incostituzionalità che affossò la legge anto-omofobia, mentre -sempre nello stesso anno- nel corso di un'intervista a Gay.tv asserì: «In generale, l'estensione dei diritti va modulata, a mio avviso, in funzione delle trasformazioni della società. Per quanto riguarda le unioni civili, credo che, su questo e su altri temi sensibili sui quali negli anni scorsi ci siamo divisi, dovremmo tentare in tutti i modi di scongiurare lo "scontro di civiltà" e i muro contro muro tra laici e cattolici. L'esperienza dei Dico, nella scorsa legislatura, dimostra ad esempio che -senza un preventivo e franco confronto con la società, intesa in tutte le sue componenti- è difficile, quando non impossibile, giungere a soluzioni equilibrate e improntate alla promozione dei diritti».
Infine nel 2012, dalle pagine de l'Unità, rispolverò i Dico parlandone come di un progetto di legge ancora attuale. «Il lavoro del comitato guidato da Rosy Bindi -affermò- dimostra che su questi temi siamo molto più avanti di quanto si pensi. Oggi non siamo più nel 2007, una soluzione come i Dico passerebbe in modo molto più semplice nella società italiana. Ovviamente, a patto che nessuno usi questi argomenti per regolare conti di altro genere. E questo vale sia per i contrari che per i favorevoli».
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