Croazia: in piazza per chiedere i matrimoni gay


Sono circa 400 i manifestanti che lunedì scorso si sono riuniti in corteo a Zagabria per chiedere l'introduzione delle nozze gay nel paese. Si tratta della prima manifestazione del suo genere tenutasi in Croazia, una nazione fortemente cattolica e in gran parte conservatrice.
«Cerchiamo tutela dei nostri diritti umani fondamentali -ha dichiarato l' attivista Sanja Juras- Le nostre famiglie non valgono meno delle altre».
Uno degli spunti della manifestazione è il l'ingresso della Croazia nell'Unione Europea, previsto prossimo 1° luglio, e le promesse di maggiori diritti per le coppie gay (tra cui anche le unioni civili) che il governo ha avanzato per allinearsi con quanto previsto da Bruxelles. L'altro riguarda la richiesta all'esecutivo di non cedere alle pressioni della Chiesa cattolica, attivatasi per raccogliere firme a sostegno di un referendum finalizzato all'introduzione di un esplicito divieto ai matrimoni gay nella Costituzione. «È del tutto inaccettabile che una questione che riguarda i diritti umani possa essere decisa con un referendum», ha aggiunto Juras.
In Croazia la Chiesa cattolica esercita una forte influenza e, così come anche in altre parti del mondo, tende a demonizzare i rapporti gay e ad accrescere l'omofobia dell'opinione pubblica. Non a caso il Gay Pride di Zagabria, che si svolge ormai dal 2002, si è sempre svolto sotto la protezione della polizia per timore di incidenti (anche se, ad oggi, fortunatamente non se ne sono ancora registrati di gravi).
Il gruppo cattolico "In nome della famiglia" sostiene di aver raccolto già oltre 500mila firme a sostegno del proprio referendum, un numero che risulterebbe più che sufficiente per avviare la consultazione popolare. La speranza è che qualcosa accada nelle tappe successive dell'iter burocratico, quando il Parlamento dovrà convocare i promotori e dovrà consultare la Corte Costituzionale per valutare la costituzionalità del quesito.
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