Milano: polemiche per il Pride


Mentre a Torino sono stati oltre 10.000 i manifestanti riunitesi in corteo per il Gay Pride piemontese (con Paola Bragantini, parlamentare Pd, unitasi alla marcia), a Milano l'opposizione ha già sollevato grandi polemiche contro la manifestazione meghina.
Dopo anni di amministrazione Moratti (totalmente indifferente a qualsiasi richiesta giungesse dalla comunità lgbt), pare che all'opposizione non vada proprio già che la nuova amministrazione sia disposta a dare spazi anche ai cittadini gay. Ed è così che Riccardo De Corato (Fratelli d'Italia, ex vicesindaco ed attuale vicepresidente del Consiglio Comunale) ha così contestato il tragitto scelto per la parata (con partenza da Piazza Duca d'Aosta e sfilata lungo via Vitruvio, Settembrini, Doria, Buenos Aires​ ed arrivo a Porta Venezia): «Ci auguriamo che il Comune non dia seguito a questa richiesta che bloccherebbe questa asta piena di esercizi commerciali in una giornata, il sabato, che è il momento della settimana più importante e atteso per lo shopping. Non solo verrebbe bloccata Buenos Aires, ma tutta la zona tra la Stazione Centrale e il Corso: infatti anche via Vitruvio e via Settembrini saranno percorse dal corteo gay. Così si rischia di far implodere il traffico in una giornata come il sabato che le famiglie milanesi dedicano agli acquisti. Per una manifestazione di qualche migliaio di persone si rischia il caos viabilistico in tutta la zona tra Porta Venezia, la Centrale e piazzale Loreto. Ci auguriamo che Pisapia non assecondi questa richiesta che darebbe un altro duro colpo alle attività commerciali in un momento di grave crisi».
Insomma, perché permettere a qualche migliaio di persone di poter manifestare per il riconoscimento dei propri diritti se qualcun altro deve andare in automobile nel bel mezzo della città per far compere?
Ma non è finita qui. Solo pochi giorni fa era stata la Lega ad alzare la voce contro la concessione ad un party gay di spazi presso le piscine Saini di Milano: «Che il sindaco Giuliano Pisapia avesse debiti elettorali da pagare alla lobby omosessuale lo sapevamo da tempo -ha tuonato il consigliere legista Max Bastoni- ma che arrivasse a concedere uno dei migliori impianti sportivi della nostra città per feste hot-gay non possiamo proprio accettarlo. La piscina Saini è meta di famiglie e bambini e tale deve rimanere: non è assolutamente ammissibile che venga utilizzata per bisbocce di questo genere. Trasformare queste sedi in night club a cielo aperto ci fa venire il voltastomaco».
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