Intervista a Giulio Spatola, vicepresidente di Mister Gay Europa


È stato eletto Mr Gay Italia nel 2010, ha vinto il titolo di Mister Gay Europa nel 2011 (divenendone poi il vicepresidente), ha rappresentato il mondo gay nello spot anti-omofobia del Ministero ed è un convinto attivista per i diritti lgbt. Ecco Giulio Spatola, intervistato a poche ore dalla sua partenza per Praga (la città che dal 26 al 30 luglio ospiterà l'edizione 2013 di Mister Gay Europa).

Come ti presenteresti a chi non dovesse conoscerti?
Hello! Mi chiamo Giulio, ho 29 anni, sono del Cancro ascendente Sagittario e queste sono solo 3 delle innumerevoli cose che posso dirti su di me. Hai abbastanza tempo? Proverò a farti un sunto. Sono nato a Palermo dove ho vissuto per i primi 19 anni prima di trasferirmi a Roma per studi cinematografici. Mi sono laureato in Arti e Scienze dello Spettacolo e contemporaneamente ho lavorato “qua e la” come cameriere nel chiassoso quartiere di San Lorenzo e come go-go-boy per una disco gay romana. Nel 2010 decido di darmi all'attivismo LGBT ma lo faccio a modo mio, ovvero in modo inconsueto: mi iscrivo al concorso Mr Gay Italia e lo vinco. Da quel momento, era agosto, inizia un lungo quanto criticato percorso verso l'affermazione del mio personaggio: il reginetto attivista. L'idea era buona: sfruttare il respiro mediatico del titolo di bellezza per diffondere il mio messaggio di visibilità, ma… Bello ed impegnato? Due appellativi che difficilmente troveresti sulla stessa riga di giornale. Ebbene, io quella riga l'ho ottenuta e l'ho riconfermata nell'aprile del 2011, in Romania, mentre venivo eletto Mr Gay Europe (primo italiano nella storia del concorso e ne vado fiero). Seguono 16 mesi di intenso attivismo tra la questione italiana ed interventi in territorio europeo e, proprio quando pensavo che sarei tornato dietro le quinte dalle quali ero apparso nel 2010, ecco che il Presidente di MGE, Tore Aasheim, decide di premiare il mio operato proponendomi la carica di Vice Presidente del medesimo concorso. Secondo te cosa ho risposto?

Dopo aver vinto il titolo, sei diventato il vicepresidente di Mister gay Europa. Che cosa rappresenta per te quel concorso?
Mr Gay Europe è stato la conferma che il mio operato nei panni di Mr Gay Italia attendeva e, se posso, che meritava. Trovo sia la diretta conseguenza di una meritocrazia applicata e, dato che da noi è merce assai rara (la meritocrazia), molti hanno storto il naso per questa ennesima incoronazione e non sono mancate le cosiddette malelingue. Ma, com'è che si dice… “Molti nemici, molto onore”. Oggi MGE, questo l'acronimo del concorso, è lo spazio entro il quale coltivo il mio fervente attivismo per la causa LGBT, italiana quanto europea.

C'è chi ritiene che un concorso di bellezza non può possa avere alcuna ripercussione sociale. Condividi questa tesi?
Mettiamola così: perché per le pubblicità progresso e di sensibilizzazione vengono scelti personaggi più o meno noti del mondo dello spettacolo e dello sport? Un attore, una subrette ed un calciatore possono essere socialmente utili? In termini di diffusione di un messaggio la risposta è certamente SI ed il motivo è molto semplice: sono mediaticamente più influenti di chiunque altro. E se la comunità LGBT volesse avvalersi di uno strumento similare per diffondere il suo messaggio di emancipazione e visibilità? Ecco che, in mancanza di personaggi pubblici dichiarati (ce ne sono davvero pochi ma fortunatamente il numero sta crescendo), ne viene creato uno ad hoc per il compito: Mr Gay. Il fatto che poi questo personaggio centri o meno il suo target è, ahimè, a totale discrezione di chi produce il concorso e del vincitore stesso. Io ho scelto di indirizzare il mio momento di notorietà a servizio della comunità che mi ha eletto: promuovendone la visibilità e parlando a nome di essa in circostanze di alto impatto mediatico come programmi TV, interviste, Gay Pride, etc. Permettimi di aggiungere che non biasimo affatto quegli italiani che tuttora criticano il concorso perché, purtroppo, qui in Italia sono stato l'unico a dare spessore al titolo. A Milano, durate le selezioni regionali del 2011, un ragazzo tra il pubblico venne a dirmi: “tu resterai una mosca bianca”. Sono trascorsi due anni e sto ancora aspettando l'elezione di un italiano che smentisca quelle parole. Intelligenti pauca.

Hai rappresentato i gay nella campagna anti-omofobia del Ministero, hai ideato quella di Gaynet, hai recitato in "Tris" e in "Vicini" (la sit-com realizzata insieme all'UNAR). Perché hai scelto di impegnarti così tanto nel sociale?
La risposta vien da sé dopo quanto detto in merito alla valenza sociale che il concorso di Mr Gay può avere se ben indirizzato. Personalmente ho subito trovato geniale l'idea di dare un ruolo socialmente utile al personaggio del reginetto gay ed ho fortemente creduto in quell'idea al punto di mettere in gioco me stesso. Credo che chiunque possa fare del suo meglio per la causa LGBT, a partire dal ragazzino che si dichiara in famiglia sino al personaggio noto che fa coming out pubblicamente. Io ho voluto essere entrambi ed ho agito nella convinzione che questo potesse ispirare, incoraggiare ed invogliare qualcun altro a fare lo stesso. Tu credi alla figura del role model? I do.

Cosa diresti a chi non partecipa ad alcuna manifestazione pubblica, magari attendendo che i diritti arrivino dall'alto?
Qui potremmo aprire un avvincente quanto interminabile dibattito come quello avvenuto al gruppo giovani del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli quando ho sottoposto loro il medesimo topic. Detto molto francamente, non nutro molta stima né simpatia per chi resta con le mani in mano attendendo il miracolo divino mentre si lamenta per i pochi quanto lenti risultati ottenuti. Ma è anche vero che non tutti abbiamo le medesime situazioni personali e familiari e per questa ragione andrebbe indagata ogni singola circostanza prima di puntare il dito all'inattività. Dal canto mio non posso che augurarmi che chi ha gli strumenti per salvare se stesso e, così facendo, contribuire alla collettività faccia la sua parte: tolga la maschera e lasci che il fascio di luce irradi il prisma triangolare.

Se tu dovessi scegliere una priorità nella lotta per i diritti gay, quale sceglieresti?
Ho già operato quella scelta ed oggi trova applicazione nel varo di una campagna di mia ideazione denominata HEROES e promossa da MGE. Si tratta di un contenitore web all'interno del sito del concorso ove puntualmente verranno caricati i video di personaggi noti che sostengono la causa LGBT dall'esterno o lo fanno dall'interno attraverso pubblico coming out. Questo per dare speranza, luce ed esempio a quei giovani che temono di essere soli e per questo restano imbrigliati in una falsa, ma più accettata, identità. E' nostro compito indicare loro la via e fornirgli i mezzi per raggiungerla. Ho parlato di giovani perché ritengo che, come nell'economia così nel sociale di un Paese, questi rappresentino la chiave di volta per la risoluzione di un'impasse. Detto altrimenti: riciclo generazionale. Piaghe sociali come l'omofobia e la transfobia sono parassiti che proliferano nel corpo di chi li ospita ed è Madre Natura in persona a spiegarci che fine fanno i primi alla morte del secondo.

Sei ottimista sull'iter della legge anti-omofobia che (forse) sarà discussa a giorni?
Sinceramente? No. Ma non si tratta di una negatività circoscritta alla questione della legge anti-omofobia. La mia perplessità è generale e mirata all'intero Sistema italiano. Sugli iPad che i nostri onorevoli armeggiano in Parlamento lampeggia già da tempo la scritta System Failure e questi Signori se ne lavano le mani con elegante e costoso disimpegno. In passato mi avresti trovato molto più infervorato e motivato nella risposta, oggi devo purtroppo ammettere che ho perso ogni stimolo. Troppe volte è stata data fiducia a promesse poi non più mantenute. L'Italia? Delusione ed amarezza. Oggi punto tutto sugli italiani. O la va o la spacca: All in.

Oggi appari molto a tuo agio con la tua sessualità. È sempre stato così?
Confesso che sorrido mentre ti rispondo. Diciamo che, una volta chiarito con me stesso chi ero, non ho esitato ad impormi all'esterno. I miei genitori hanno avuto del filo da torcere da me così come io ne ho avuto da loro ma è una storia a lieto fine la mia e di questo sono grato loro ogni giorno. A costo di andare out-of-topic, permettimi di aggiungere una digressione sulla questione delle sessualità. Ritengo che indicazioni d'orientamento come gay, lesbica e bisex lascino il tempo che trovano e debbano rientrare dal libro di scienze dal quale sono uscite. Perché etichettarsi e bollarsi a vita secondo un dato orientamento quando la sessualità per prima non sa controllare le sue pulsioni? Che differenza può mai fare se allo sportello delle Poste c'è un dipendente gay o etero? Se avessi un figlio non gli spiegherei mai la sessualità come qualcosa di assolutamente certo ed invariabile ma lascerei che egli la scopra nel modo più naturale che esista, senza vincoli o etichette. Sogno un futuro nel quale alle parole come discoteca, associazione, matrimonio e persino Mr, non ci sia più bisogno di associare la parola gay (e simili).

Come hai fatto coming out in famiglia?
Com'è mia abitudine fare quando rispondo a questa domanda, inizio da una piccola e doverosa precisazione: ho fatto coming out ben 2 volte. La prima risale al 1998, avevo 14 anni. Ero in camera mia con il mio primo ragazzo, la porta non era chiusa a chiave e quando mia madre entrò con la biancheria appena stirata ci sorprese bocca-a-bocca. Per i miei fu un trauma non indifferente: mia madre riprese a fumare e mio padre divenne la figura autoritaria che non era mai stato prima. La loro soluzione fu spedirci entrambi dalla psicologa nella speranza che questa ci ripristinasse l'eterosessualità perduta. Fantascienza. Fui costretto a re-indossare una pesante maschera per i successivi 4 anni: vivevo nella speranza che la maggiore età mi fornisse il potere di impormi come persona e rivelarmi per quello che ero. Così venne il giorno del mio secondo coming out: il mio 18esimo compleanno. Invitai a casa parenti ed amici tra i quali erano inclusi dei ragazzi conosciuti qualche mese prima all'Exit (disco-pub gay di Palermo) ed ovviamente non mancarono le strane occhiate di mio padre. Ad ogni modo, andò tutto liscio, compreso l'aver fumato per la prima volta delle sigarette senza nascondermi. Ma nodi vennero al pettine alle prime luci del giorno dopo. Venni svegliato da mio padre, mamma e i miei fratelli erano stati mandati al mare per lasciarci soli. Salto la parte delle urla di rivendicazione da libero maggiorenne per arrivare al momento in cui mio padre, disperato ma cosciente, mi chiede un ultimo consulto psicologico. Voglio bene a mio padre: accettai. Lui, in ricambio, mi promise che quand'anche questo psicologo avesse detto che non c'era nulla da fare, lui avrebbe iniziato ad abituarsi all'idea di avere un figlio omosessuale. Così venne il giorno del primo colloquio e, alla fine della breve seduta, il mio psicologo non voleva me in cura bensì mio padre il quale fu di parola: mantenne la promessa e non ebbe mai bisogno di andare in terapia. La vittoria di Mr Gay Italia e Mr Gay Europe, oltre a costituire altri 2 coming out pubblici, hanno contribuito a far si che mio padre, mia madre e la mia famiglia tutta divenissero i miei più grandi sostenitori oltre che attivisti LGBT impegnati in prima linea. I'm proud.

Che consigli daresti a quei giovani che hanno difficoltà ad accettarsi o che sono vittima di bullismo?
Con quest'ultima domanda mi inviti a nozze. Parlo direttamente a loro:“Ragazz*, non abbiate alcun timore: non siete sol*. La realtà nella quale vivete, per quanto triste o brutta possa essere, è solo una di quelle possibili nella vostra vita. Siate artefici del vostro cambiamento; insieme a quello di altri, come voi, contribuirete a cambiare gli schemi di questa società. Perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero. Siate Eroi di voi stess*.”

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