Tre anni di carcere per chi contesta i politici


Mentre il Pdl fa quadrato attorno a Berlusconi per evitare che la legge sia rispettata e che la sentenza sul caso Mediaset possa giungere prima della prescrizione di parte del reato (ipotesi che farebbe slittare l'applicazione della sentenza di un altro anno, in attesa di un ricalcolo della pena), il Pd ha acconsentito al fermo dei lavori parlamentari sull'Ilva per permettere al centro-destra di dedicarsi solo ed esclusivamente alla difesa del proprio leader. Il tutto con toni tutt'altro che pacati: «Qua dobbiamo bloccare il Paese. Abbiamo il dovere di rispondere al golpe contro la democrazia», «Vogliono piazzale Loreto», «Siamo vicini al golpe egiziano», «Dimettiamoci in massa!», «Vogliono ammazzare Silvio!» sono solo alcuni i commenti che i palazzi della politica hanno riservato al potere giudiziario.
Dato che in ballo c'è la difesa dei propri interessi e di un proprio swimile, pare che tutto sia ritenuto lecito e che tutto possa essere detto. Eppure, proprio in queste ore, alla Camera è approdato un progetto del Pdl che pare voler privare i cittadini di poter esprimere le loro opinioni (anche in forme ben più democratiche e pacate).
Il tutto ha avuto inizio lo scorso 12 maggio, quando a Brescia Berlusconi venne contestato durante una manifestazione pubblica. Un duro colpo per la sua immagine, tant'è che già all'indomani Brunetta corse da Il Giornale per dichiarare che «Se non si interviene subito, il virus delle contestazioni sistematiche sarà legittimato e diverrà endemico, così da indurre a rinunciare a incontri pubblici di chi è sgradito a qualcuno». Ed è così che Ignazio Abrignani si è messo subito all'opera e ha preparato una proposta di legge che prevede l'inserimento di un nuovo articolo nel Codice Penale: «Chiunque con qualsiasi mezzo impedisce o turba una riunione politica, sia pubblica che privata, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 1.000 a 2.500 euro. Se la riunione è di propaganda elettorale la multa è raddoppiata». Nel caso in cui la contestazione giunga da un pubblico ufficiale, la norma prevede un'aggravante e la «reclusione da due a cinque anni».
7 commenti