Il 51% dei russi non vuole colleghi o vicini gay

Di fronte alla difficile situazione in cui gay e lesbiche russi sono costretti a vivere, spesso ci si interroga su come sia possibile che la popolazione resti in silenzio. Eppure l'ignoranza, combinata con la continua propaganda di stato e della Chiesa Ortodossa, può portare ad un'omofobia interiorizzata che ben rappresenta il senso più letterale del termine: una paura irrazionale e incontrollata dell'omosessualità.
È quanto emerge anche da un recente sondaggio, secondo il quale il 51% dei cittadini russi dice che «in nessuna circostanza» sarebbe disposto ad avere un vicino di casa o un collega di lavoro gay.
Il dato è stato elaborato dall'istituto statale Russian Public Opinion Research Centre (il più grande ed importante dell'era post-sovietica) su un campione di 1.600 russi a rappresentanza delle 45 regioni che compongono il Paese. Il direttore del centr, Valery Fedorov, ha anche dichiarato che «la principale linea di demarcazione è tra chi vive nelle grandi grandi città o nella Russia centrale e gli abitanti della Russia caucasica settentrionale». Ad influire pare sia anche la credenza religiosa, dato che il 77% degli intervistati si è dichiarato cristiano ortodosso, il 6% mussulmano e il 6% ateo.
L'attivista lgbt Anna Grigoryeva ha ricordato come l'effetto principale della recente legge anti-gay sia stato un aumento della violenza omofoba: «Ci sono un sacco di gruppi di estrema destra ed un sacco di attivisti cristiani ortodossi che si presentano agli eventi lgbt per attaccare ed aggredire violentemente i manifestanti. Questo è stato praticamente sancito dallo stato e la polizia non li arresterà di certo».