Per un vescovo messicano, votare i gay è peccato


«Va contro Dio votare un candidato omosessuale». È quanto sostenuto da Roberto Octavio Balmori Cintaz, un vescovo della diocesi di Ciudad Valles (in Messico), dinnanzi alle affermazioni della reginetta Alexa Yamilet riguardo a tempi ormai maturi per l'elezione di un sindaco gay.
Secondo il religioso, infatti, «La chiesa cattolica esorta a evitare tutto quello che moralmente non va d'accordo con quello che Dio nostro Signore vuole, come anche bisogna evitare tutto quello che non si accorda con la dignità della persona, con la stessa natura umana, che, ricordiamolo, è per la famiglia fatta da un uomo e una donna».
Dinnanzi a simili affermazioni è difficile non farsi venire in mente le elezioni del 1948, quando la Democrazia Cristiana basò la sua campagna elettorale sullo slogan «Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no» (foto): in cinquant'anni i tempi sono cambiati ma, evidentemente, non la voglia di fare ingerenza politica con la scusa della fede. La sola ipotesi che il valore di un amministratore debba essere considerato sulla base del proprio orientamento sessuale è assurda ed offensiva, soprattutto se pronunciata da un uomo che nello stesso discorso è riuscito a sostenere che «la Chiesa Cattolica ha sempre una parola per guidare, per difendere la dignità delle persone e della società e sempre agirà così, perché è sempre disposta a parlare con tutti per comunicare la dignità della persona umana».
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