Israele potrebbe aprire ai matrimoni civili (aggirando i divieti religiosi alle nozze gay o di fede mista)


«Non c'è nessuno scontro con l'establishment religioso, ma abbiamo la necessità di fornire una risposta civile ad ogni persona, ebreo o non ebreo, gay o etero. Uno dei diritti umani fondamentali è il diritto di amare, indipendentemente dalla forma». Così Yair Lapid, ministro delle finanze israeliano e presidente del partito Yesh Atid, ha annunciato la proposta di legge con cui il suo gruppo intende proporre l'introduzione una sorta di matrimoni civile in Israele.
Nonostante nelle 15 pagine non si utilizzi mai espressamente la parola "matrimonio", i diritti e i doveri garantiti alle coppie unite tramite quell'istituto saranno identici a quelli delle coppie sposate.
Attualmente le nozze vengono celebrate esclusivamente dall'autorità religiosa, motivo per cui non si ha la possibilità di accedere anche a diritti già garantiti dalla legge. Ad esempio i matrimoni gay sono già riconosciuti dallo Stato, ma dato che sia gli ebrei che i cristiani, i mussulmani e i drusi si rifiutano di celebrarli, le coppie formate da paersone dello stesso sesso sono costrette a celebrare le unioni all'estero (generalmente Francia o in Canada). La stessa sorte tocca anche alle molte coppie eterosessuali di fede mista, spesso costrette a dover varcare i confini nazionali dato che le autorità religiose si rifiutano di celebrare le loro nozze.
Si stima che circa un quarto delle coppie ebree abbiano lasciato Israele per sposarsi o per convivere senza sposarsi, ed è proprio dal abbinato che giunge una fra le più forti critiche al progetto, considerato una possibile minaccia all'«unità del popolo ebraico».
Già nel 2012 si tentò di introdurre il matrimonio civile nel Paese, ma in quell'occasione la maggioranza del Parlamento respinse la proposta. Il disegno di legge odierno vede anche l'appoggio di un ex presidente della Corte Suprema di Israele, pronto a sostenere che le leggi sul matrimonio israeliane siano una «chiara violazione dei diritti umani fondamentali».
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