Il video contro l'omotransfobia realizzato da Arcigay


Si intitola "Spegniamo l'odio!" ed è un video contro l'omotransfobia realizzato da Arcigay e finanziato dal Progetto LGBT del Consiglio d'Europa.
L'idea è quella di raccogliere in un unico contenitore tutte le frasi omofobiche che ci è toccato sentir pronunciare da politici e personaggi pubblici italiani: si va da Vittorio Sgarbi a Daniela Santanchè, passando per Giancarlo Gentilini, Giancarlo Cerrelli, Pino Scotto, Mariano Apicella, Romano La Russa, Padre Livio (Radio Maria) e Alessandra Mussolini.
«È un atto d'accusa contro le parole di odio e di disprezzo di cui sono oggetto quotidianamente le persone lgbt -spiega Flavio Romani, presidente di Arcigay- Troppe persone, a volte anche in ruoli istituzionali, le usano con disinvoltura senza preoccuparsi minimamente della pericolosità di certi messaggi, che anzi amplificano utilizzando il megafono dei mass media [...] Con questa campagna vogliamo scuotere quella parte dell'opinione pubblica che pur ritenendo sbagliati i contenuti di quelle frasi, non mette in campo alcuna reazione, rassegnandosi a una deriva ritenuta quasi inevitabile».
Congiuntamente al video Arcigay ha lanciato anche una petizione rivolta ai membri del Senato, dove attualmente è in discussione la proposta di legge contro l'omotransfobia: «Mentre l'Europa da diversi anni ha adottato politiche ben precise e determinate per tutelare i cittadini LGBT con reali misure di inclusione sociale - prosegue Romani- l'Italia è riuscita a far sistematicamente naufragare tutti i progetti di legge. Il testo sull'omotransfobia, in particolare, è in queste legislatura oggetto di un offensivo "balletto" attorno ad una non meglio identificata libertà di opinione, con emendamenti e subemendamenti decisamente peggiorativi. Vogliamo una legge - esorta Romani - che senza se e senza ma, senza salvacondotti e annacquamenti, stabilisca anche per i crimini d'odio omofobico e transfobico quello che stabilisce da decenni anche per diverse altre fattispecie, come il razzismo e l'antisemitismo».

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