India: i rapporti omosessuali tornano illegali


Con una sentenza shock, la Corte suprema dell'India ha ribaltato una sentenza del 2009 dell'Alta corte di Mumbai (che aveva decriminalizzato gli atti omosessuali) reintroducendo la legge che vieta ogni atto omosessuale nel Paese. Più precisamente tonerà in vigore la Sezione 377, scritta 153 anni fa nel pieno periodo coloniale, che definisce gli atti omosessuali come «un atto contro natura» da punire con una multa e dieci anni di carcere.
Nel luglio del 2009 l'Alta corte di Mumbai aveva definito «discriminatoria» quella norma, sottolineano come il sesso tra adulti consenzienti non dovrebbe mai essere ritenuto un crimine. Una decisione che non era piaciuta a BP Singhal, leader partito ultranazionalista indù, pronto a presentare ricorso e a sostenere che «simili atti sono illegali, immorali e contrari all'ethos della cultura indiana».
Immediata è scattata la protesta degli attivisti per i diritti gay, secondo i quali sarebbero state le associazioni religiose islamiche, cristiane ed indù a fare pressioni per la reintrodurre della norma. Accuse a cui Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana, ha risposto affermando che: «la Chiesa cattolica non è mai stata contraria alla decriminalizzazione dell'omosessualità, perché non abbiamo mai considerato i gay dei criminali». Allo stesso modo, però, è da considerare il Vaticano si sia sempre schierato contro una risoluzione dell'Onu che chiedesse la depenalizzazione dell'omosessualità a livello globale.
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