Fiorella Mannoia è favorevole alle adozioni gay, ma Povia non ci sta


«Prima di morire ti chiedono a chi vuoi lasciare il tuo bambino: coppia gay, coppia etero o casa famiglia. La coppia gay e la coppia etero sono entrambe equilibrate e la casa famiglia piena di persone preparate. Devi solo scegliere. Dimmi, stai per morire, a chi lasci il tuo bambino per tutta la vita? Qualunque risposta darai, vedrai che il coglione non sono io». È quando scritto Giuseppe Povia sul suo profilo Facebook, il quale ha provveduto a fornire anche la sua personale risposta: «Se dovessi scegliere non sceglierei una coppia gay, mai. O etero, o casa famiglia. Le coppie "strane" non vengono neanche prese in considerazione per l'adozione».
Dopo aver portato omofobia e disinformazione nelle case di milioni di italiani con la sua "Luca era gay" (presentata a Sanremo nel 2009), Povia pare ora non voler mai perdere occasione per schierarsi contro i diritti dei gay. I suoi continui attacchi, infatti, appaiono molto apprezzati tra chi continua a seguirlo e -probabilmente non a caso- le sue frasi, le sue immagini e le sue canzoni sono un tormentone su tutte le principali pagine anti-gay di Facebook).

Di ben altro tenore è una risposta a quell'interrogativo presentata da Fiorella Mannoia. La cantautrice, infatti, ha scritto sulla propria pagina Facebook: «Questa lettera mi è arrivata in risposta ad un cantante che ogni tanto rilascia dichiarazioni diciamo discutibili, non faccio il nome perché non voglio ritrovarmi in un'altra polemica inutile, quello che mi interessa è questa testimonianza che farà scaturire riflessioni, spero civili».
Nella lettera si legge: «Io sono stata abbandonata da piccola messa in un istituto a Firenze e successivamente per fortuna adottata da una splendida famiglia. Il mio babbo è morto dopo nemmeno un anno dal mio arrivo avevo 6 anni. Mi ha cresciuta mia mamma adesso ne ho 36 e ti garantisco che ho tutti i valori, i principi e l'educazione di questo mondo e sono straconvinta che li avrei avuti anche se fossi cresciuta con mio padre o con due mamme o con due padri perché ciò che conta è l'amore con cui cresci un bambino e l'amore non ha sesso...».

Sentendosi tirato in causa, Giuseppe Povia è tornato a scrivere su Facebook: «Non capisco perché non abbia messo il mio nome quando ha scritto: "non faccio il nome perché non voglio ritrovarmi in un'altra polemica inutile". Bhè, dire di non fare il nome per non fare polemica è già polemica. Ma tanto ci sono abituato ad un certo ambiente che fa di tutto per farmi sentire sbagliato ed è lo stesso ambiente che professa la libertà di pensiero e di espressione solo se però la pensi allo stesso modo, allineato».
Dopo essersi lagnato di tutto e del contrario di tutto (senza tener presente che lui è il primo a beneficiare della polemica dato che da anni non offre alla stampa alcun altro motivo per far parlare di sé), il cantante ha pensato bene di sfoderare dal cilindro una lettera che -guardacaso- qualcuno gli aveva spedito descrivendo situazioni simili al solo fine di dargli ragione.
Nella lettera si legge: «Ciao Povia, Sono un ragazzo di 21 anni e ti scrivo perché so che sei vicino alle tematiche serie ma ti fanno passare per un ciarlatano. Perché ti scrivo? Non ho mai visto i miei genitori e sono cresciuto fino all'età di 7 anni in una casa famiglia dove non mi hanno fatto mancare le cose più importanti: il gioco, l'equilibrio, gli orari, le regole, le figure, l'istruzione. Ho avuto fortuna e adesso vivo con i miei genitori adottivi che mi hanno fatto capire ancora meglio il perché del ruolo della madre e il perché del ruolo del padre. Fino a quando non si vivono queste situazioni, non si può capire bene di cosa si stia parlando e si fa presto a dire che per crescere un bambino basta solo l'amore. Non basta solo l'amore per crescere un figlio ma stabilità, equilibrio e punti di riferimento saldi e non ideologici o politici come dici tu. Vorrei che tutte queste persone che ti danno contro, entrassero per 5 minuti dentro la mia testa per capire il grado di sofferenza e l'ordine in cui sono state messe e immesse le cose durante la mia crescita. Non sarebbe stato possibile senza i miei. La forza che mi ha dato mio padre e l'amore che mi ha dato mia mamma sono 2 cose ben differenti. Mio padre è l'energia e il coraggio, mia madre è l'amore, la pazienza e la sopportazione. Sono d'accordo con te, con i bambini non si scherza e non è un affronto a tutti quelli che vogliono amarsi indipendentemente dal sesso ma un diritto per la parte più indifesa, i bambini».

Insomma, il diverso modo di porsi dei suoi genitori dipenderebbe esclusivamente dal sesso anagrafico e non dal fatto che siano due persone diverse, con sensibilità ed idee differenti, quasi come se un padre non potesse amare il figlio o una madre non potesse infondergli forza... Ed è su questa discutibilissima teoria che si arriva a sostenere l'atteggiamento anti-gay sia volto solo a difendere i «bambini indifesi». Curioso è anche come si sia cercato di argomentare che una casa famiglia sia preferibile ad una coppia gay stabile attraverso una lettera che parla delle «sofferenza» legate alla mancanza di «stabilità, equilibrio e punti di riferimento saldi» vissute proprio in una casa famiglia...
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