L'Uganda introduce l'ergastolo per i gay? Per un giornale cattolico «è solo la loro cultura della vita»

La stampa cattolica appare sempre più ossessionata dall'omosessualità, ormai diventata un argomento principe ed irrinunciabile dei propri articoli. Ben pochi, però, si sarebbero potuti aspettare che qualcuno si sarebbe potuto spingere a solidarizzare con la decisione dell'Uganda di introdurre l'ergastolo per i gay.
Da un lato la Chiesa ha sicuramente responsabilità dirette nella vicenda (quando ve ne fu l'occasione, fu proprio il Vaticano a porre un veto per impedire che l'Onu depenalizzasse l'omosessualità), dall'altro alcune sue frange paiono voler sostenere che l'omofobia faccia parte della "cultura" africana e vada pertanto capita e rispettata.
Ed è così che Tempi.it ha voluto spiegare perché in 38 stati africani su 55 l'omosessualità è considerato il reato, facendo molta attenzione a non condannare mai quella scelta pur senza perdere occasione per puntare il dito contro «i più accesi fautori della società multiculturale e del relativismo si mostrano completamente sprovvisti di quel minimo di antropologia culturale e di psicologia sociale che permettano di spiegare la diversità delle culture e i motivi per cui la loro futura convergenza non è affatto scontata».
Secondo il giornale cattolico, infatti, «il punto è semplicemente che la cultura tradizionale africana è tutta centrata sulla propagazione della vita. Il principale dovere di un uomo africano, verso se stesso ma soprattutto verso la discendenza di cui è parte, è di propagare la vita. Pertanto l'omosessualità, come tutte le azioni che ostacolano la procreazione, è considerata un grave peccato contro la vita».
L'articolo sorvola completamente nel spiegare che nelle aree più povere i bambini siano considerato una ricchezza perché li si può mandare a lavorare da piccolissimi, così solo marginalmente si cita quale sia stato l'influsso dei missionari cristiani nel plagiare quella cultura: secondo il testo, infatti, alcune popolazioni africane avrebbero scelto il cristianesimo per "coltivare" le proprie tradizioni dato «che i musulmani praticano l'omosessualità, mentre i cristiani sono contrari».
La malizia dell'articolo traspare non solo dalla completa assenza di condanne alle leggi omofobe, ma soprattutto dall'aver nascosto l'ignoranza di un popolo dietro la scusa della loro cultura. Nell'intero iter legislativo si sono visti reverendi accorsi in televisione a mimare con frutta e verdura come avvengono i rapporti gay o pastori pronti a proiettare film porno-gay in chiesa per sostenere l'innaturale del gesto, così come lo stesso presidente ugandese ha ricordato come la popolazione tema che i gay occidentali possano contagiare i propri figli (e, quindi, danneggiare una fonte di ricchezza). Nel 2011 il quotidiano ugandese Red Pepper si spinse persino a sostenere che comunità lgbt era intenzionata a "reclutare" un milione di bambini entro il 2012... che c'entra dunque la fertilità o altre teorie simili? Il fulcro della questione dovrebbe essere il cercare di capire chi abbia inculcato la falsa idea che l'omosessualità sia "pericolosa" e "trasmissibile"...
Inoltre ciò non toglie che una cultura dell'odi -anche qualora fosse davvero quello il tema- sarebbe sempre e comunque da condannare.