Una petizione a sostegno della modifica della legge sull'attribuzione di sesso


«In Italia per cambiare l'indicazione di sesso e nome sui documenti viene richiesto un lungo e costoso iter medico e giuridico che può durare anche sei anni e che troppo spesso viene concesso solo dopo l'avvenuta sterilizzazione chirurgica. Durante questo periodo è inevitabile l'obbligo di convivere per anni con l'aspetto desiderato ma con documenti che non ci rappresentano più, con inevitabili problemi e continue violazioni della privacy. Io, come tante altre persone transessuali, non ho intenzione di subire mutilazioni genitali, perché sono in perfetta sintonia con il mio corpo attuale. Io, come tante persone transessuali, sono stanca di perdere tempo, energie e soldi per colpa di una legge scritta 32 anni fa, che nessuno intende rinnovare».
È questa la testimonianza di Michela, una donna nata uomo in un'Italia che vuole chiudere gli occhi sulla transfobia e che risulta al primo posto in Europa per omicidi di persone transessuali. Un paese dove la dignità delle persone transessuali è continuamente calpestata e dove le possibilità di lavoro è spesso minata dal dover rendere contro di un sesso anagrafico che ormai non c'è più.
«In questi anni me ne sono capitate diverse -prosegue Michela- la più frequente è il dover spiegare perché sui documenti che mostro c'è un nome maschile quando pago con la carta di credito, quando ritiro le analisi, quando passo un check-in, quando mi intestano una fattura, ritiro un pacco o prelevo dei soldi allo sportello delle poste e, ovviamente, tutti i presenti ne vengono così a conoscenza».
Ed è così che «per garantire dignità ed inserimento sociale alle persone transessuali e transgender e per vietare gli interventi mutilativi sui neonati nati intersessuali» è stata lanciata lanciata una raccolta firme per chiedere alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, e al Presidente del Senato, Pietro Grasso, l'avvio dell'iter parlamentare della proposta di legge 405 per un cambio dei documenti senza inutili tempi d'attesa, per la formazione del personale sanitario e per il divieto degli interventi mutilativi sui neonati nati intersessuali.

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