Giudice della corte suprema inglese: «Servono più tutele alla libertà religiosa»


Baroness Hale è stata una dei cinque giudici della Corte Suprema inglese chiamati ad esprimersi sul ricorso presentato dai gestori di un bed and breakfast di Penzance. Nel 2008 i due si rifiutarono di consegnare le chiavi di una camera con letto matrimoniale ad una coppia gay e, chiamati in giudizio, vennero condannati per discriminazione in base all'Equality Act del 2010 (una legge che impedisce di rifiutare beni o servizi sulla base dell'orientamento sessuale e di genere identità di una persona).
La Corte Suprema ha confermato quella scelta ma, proprio riferendosi ai fatti, la Hale ha dichiarato che i cristiani dovrebbero ottenere più tutele per la loro «libertà religiosa», così come ha sostenuto che la condanna dei due gestori sia stata «ingiusta».
«Se la legge protegge la libertà di religione -ha dichiarato- dovrebbe accettare che non tutte le religioni e le credenze e nessuno sono uguali. Non può realisticamente indagare sulla validità o sull'importanza di quelle credenze, così come su qualsiasi particolare manifestazione di esse».
Alla sua voce ha fatto immediatamente eco Colin Hart del Christian Institute, pronto a sostenere che «tra i giudici si sta insinuando l'idea che la legge sia ingiusta. Spero che la Corte Suprema trovi più spazio per proteggere coscienze cristiane».
Vien da sé come il termine di «libertà religiosa» sia stato impropriamente utilizzato per rivendicare il diritto alla negazione dei diritti altrui, peraltro appellandosi ad una religione che invita chiedersi «Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?».
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