Prete gay denuncia i suoi ricattatori. Trasferito

L'omofobia della Chiesa è tornata a ritorcersi contro i suoi stessi ministri. Il rettore del santuario della Madonna della Bozzola di Garlasco, nella diocesi di Vigevano, è stato ricattato da alcuni malviventi che erano entrati in possesso di alcune registrazioni di telefonate erotiche e filmati intercorse con persone del suo stesso sesso. Per ottenere il silenzio, il sacerdote 70enne aveva versato 250 mila euro (probabilmente attinti dalle risorse delle santuario, particolarmente floride date le numerose offerte, donazioni ed introiti dalla vendita di santini e souvenir religiosi).
Questo è avvenuto quasi un anno fa, ma gli estorsori hanno deciso di rincarare la dose ed hanno chiesto altri 250mila euro. Il tutto attraverso un intermediario individuato in un sacerdote 35enne, promotore di giustizia del tribunale diocesano di Vigevano che ha assunto incarichi anche presso l'ufficio antiriciclaggio della Santa Sede.
Il prete di Garlasco ha deciso di non cedere nuovamente al ricatto e si è rivolti ai carabinieri. I militari dell'Arma hanno così organizzato un appuntamento-trappola che ha portato all'arresto dei due estorsori.
La diocesi ha commentato i fatti con un laconico comunicato stampa: «Il protrarsi e il moltiplicarsi di segnalazioni di episodi di moleste insistenze nella ricerca di denaro nei confronti di responsabili di comunità cristiane e di persone fragili hanno indotto la Curia di Vigevano a chiedere la collaborazione delle Forze dell'ordine». Il sacerdote coinvolto, però, è stato allontanato «per motivi di salute» e non gli è stato permesso neppure di celebrare i matrimoni programmati nel fine settimana.
Inutile a dirsi, quest'ultima mossa appare quasi come un'intimidazione volta a chiedere di mantenere il segreto a qualsiasi costo, prospettando ripercussioni per la propria carriera se si dovesse lasciar trapelare come l'omosessualità sia presenta anche all'interno di una realtà che la condanna incessantemente.