Docente cagliaritana attacca uno studente gay: «commette un peccato mortale e deve farsi curare»
Una docente dell'istituto tecnico Martini di Cagliari è stata condannata per diffamazione a causa di alcune esternazioni omofobe rivolte ad un suo alunno. Parlando con quattro ragazze della stessa scuola, l'insegnante ha sostenuto che il ragazzo presentava «manifestazioni di peccato mortale e divino, contrarie a precisi dettati morali e religiosi» e che in quanto gay «andrebbe curato da uno psichiatra».
Il giudice di pace Maria Grazia Argiolas l'ha condannata ad una multa di 700 euro e al risarcimento delle spese processuali.
Questo è quanto raccolta L'Unione Sarda anche se a far riflettere sono i soprattutto i commenti lasciati dai lettori. C'è chi esprime «tutta la propria stima» nei confronti dell'insegnante per aver «dichiarato quello che la Chiesa Cattolica dice da duemila anni», chi non sostiene che «non si può negare» come «moltissimi gay siano stati indirizzati [a diventare tali] a seguito di violenze in età in cui la sessualità non era ancora ben definita».
C'è addirittura chi chiama in causa fantomatiche «potenti lobby gay» (che si specifica pure sia formata da «personaggi del jet set internazionale») impegnata nel nascondere come «questo disturbo è causato da violenze fisiche e/o psichiche subite nell'infanzia» pur di far passare «il messaggio che sia normale rivolgere la propria sessualità verso lo stesso sesso».
Il quadro che ne esce è deleterio, con un'ignoranza e una disinformazione sbandierata ai quattro venti. Mentre i cattolici continuano ad impegnarsi perché nelle scuole non si possano colmare simili lacune culturali, appaiono sempre più palpabili gli effetti dell'incitamento all'odio lanciato da gruppi che godono di appoggi religiosi e politici. Perché appare incredibile che nel 2014 ci siano persone ancora pronte a credere e promuovere l'idea che l'omosessualità possa essere una "malattia" o che le cause siano riconducibili a traumi infantili.
Preoccupante è anche constatare come come dei docenti nel pieno svolgimento dei propri incarichi didattici possano istigare degli studenti all'odio sulla base delle proprie credenze religiose, attraverso tesi disconosciute scientificamente e da relegare al mero pregiudizio.