Notizie false per incitare alll'odio, ma per Facebook «non violano i nostri standard della comunità»


Le linee guida di Facebook apparirebbero molto chiare sul tema: «Non consentiamo la discriminazione di persone in base a razza, etnia, nazionalità, religione, sesso, orientamento sessuale, disabilità o malattia», dicono. Eppure sappiamo tutti come il social network paia tollerare anche tutte le pagine create con l'unico scopo di alimentare l'odio sulla base dell'orientamento sessuale. Nonostante sia scientificamente provato come tali contenuti abbiano effetti devastanti sulla salute delle persone prese di mira, appare evidente come al social network di quella questione interessi poco o nulla. Anzi, chiunque proverà a segnalare quelle pagine si sentirà ancor più frustrato nell'apprendere come Facebook gli risponderà che dare dei malati ai gay, scherzare sul loro sterminio o inneggiare al nazismo è ritenuto lecito.
Se da quella parte l'orecchio non ci sente, in Italia dovremmo poter contare sui diritti garantiti dalla Repubblica. La Costituzione prevede principi come la «pari dignità sociale» e una «tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività», entrambi calpestati dai vari post omofobi che si possono trovare su Facebook.
Ma se ciò non dovesse bastare, addentrandosi nei contenuti si può notare come vengano diffusi anche falsi fatti di cronaca (giusto recentemente ce ne eravamo occupati in merito all'articolo pubblicato da Tempi) con lo scopo di spingere gruppi di persone ad opporsi ai piani ministeriali per il contrasto all'omofobia paventando scenari simili. L'impressione è che si finisca nel reato previsto per la «pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l'ordine pubblico». Tra i commenti, non a caso, c'è chi dice di vuole ritirare i figli da scuola. Se non è alterazione del'ordine pubblico quello...
Ed è così che, per l'ennesima volta, viene da chiedersi perché lo stato sia così assente e perché nessuno sia ancora andato a citofonare alla porta di chi produce e pubblica quel materiale. Certo, in ballo c'è solo la dignità e la qualità di vita di migliaia di cittadini e non gli interessi economici di una qualche multinazionale, ma a tempo perso la politica potrebbe almeno far finta di volersi occuparsi anche dei cittadini...
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