Gli alleati prendono le distanze da Sarkozy dopo la sua proposta per l'abrogazione dei matrimoni gay


Nei giorni scorsi l'ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha pensato bene di sostenere l'abrogazione della legge sui matrimoni gay qualora fosse stato eletto come leader dell'UMP. Ma se un tempo bastava cimentarsi in una qualche affermazione omofoba per ottenere il plauso delle destre, ora le cose sono cambiate (perlomeno all'estero).
Ed è così che molti dei suoi alleati chiave hanno deciso di dissociarsi da quelle parole. Nathalie Kosciusko-Morizet (l'ex-ministro dell'Ecologia, dello sviluppo sostenibile, dei trasporti e dell'edilizia abitativa sotto il governo Sarkozy) ha immediatamente precisato che non è «per niente d'accordo». Allo stesso modo l'ex ministro del Bilancio, Valérie Pécresse, si è affrettato a sostenere che non sarebbe stato «umanamente possibile» abrogare la legge. Anche il MP Christian Estrosi, sinora convinto sostenitore di Sarkozy, ha colto l'occasione per affermare che quella legge è simbolo di «progresso» per la Francia.
Appare così evidente che il populismo legato all'omofobia non può portare a promettere di lasciare migliaia di coppie legalmente sposate senza diritti o protezione legali, per non parlare si come un'abrogazione porterebbe a dividere le famiglie che hanno già adottato dei bambini. A ciò si aggiunge come tutti i sondaggi abbiano sempre evidenziato che la popolazione è favorevole alla norma, con il 68% a favore di matrimoni e il 53% a favore delle adozioni.
Lo scorso luglio Sarkozy è stato accusato di corruzione dai giudici francesi ed ora rischia fino a dieci anni di carcere. È stato sposato per ben tre volte.
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