Arcigay Omphalos denuncia per diffamazione il presidente del Forum delle associazioni familiari dell'Umbria


Il circolo Arcigay Arcilesbica Omphalos di Perugia ha querelato Simone Pillon, avvocato e presidente del Forum delle associazioni familiari dell'Umbria, in merito alle affermazioni diffamatorie rilasciate in alcuni incontri pubblici con la popolazione.
Pare che la magistratura abbia già disposto il sequestro del video (qui consultabile in una breve parte) che mostra quanto sostenuto dall'uomo il 29 giugno scorso dinnanzi ad alcuni cittadini di Assisi.
Le immagini ci mostrano Pillon pronto a sostenere che i volontari di Arcigay si siano recati in un liceo «per insegnare ai ragazzi com'è che si fa l'amore», sostenendo che «quelli di Arcigay Perugia hanno spiegato che per fare l'amore bisogna essere o due maschi o due femmine. Non è possibile fare diversamente». A riprova di quella tesi ha sventolato le fotocopie di due volantini che sarebbero stati distribuiti agli studenti. A tal riguardo Pillon ha poi ironizzato su come i testi fornissero informazioni sul sesso sicuro ed ha sostenuto la presenza di riferimenti che invitassero i ragazzi a frequentare locali gay.
Il giudice ha ravvisato gli estremi per disporre il sequestro del video dato l'eccessiva «sferzante ironia» ed una descrizione non corretta delle attività e del materiale distribuito. Una considerazione che parte anche da una curiosa omissione: Pillon se ne va in giro sventolando le fotocopie di due volantini senza fare alcun riferimento ad un terzo opuscolo dedicato alle coppie eterosessuali.
Il materiale è appositamente realizzato in tre diverse tipologie che affrontano i rapporti tra uomo e uomo, tra donna e donna e tra uomo e donna -spiega Arcigay Arcilesbica Omphalos- Chi sostiene falsamente che l'attività della nostra Associazione sia finalizzata ad istigare giovani studenti ad avere solo rapporti con persone dello stesso sesso o a distribuire materiale pornografico nelle scuole offrendo la nostra sede per "pratiche di iniziazione" di giovani che vogliono sperimentare l'omosessualità, lede profondamente la reputazione della nostra Associazione e svilisce il lavoro dei tanti volontari e professionisti che si dedicano con serietà ai suoi numerosi progetti».


Eugenia Roccella e Carlo Giovanardi (entrambi del Ncd) hanno già presentato un'interrogazione parlamentare contro la denuncia sporta da Arcigay mentre, dalle pagine de La croce, Pillon afferma: «Qui il tentativo è chiaro: mettere a tacere a tutti i costi chi ancora osi farsi avanti contro il pensiero unico. Tutti bravi a essere Charlie, ma solo se a senso unico. Dio perdona, l'Arcigay no».
«C'è da chiedersi quante pagine di Charlie Hebdo sopravvivrebbero agli stringenti criteri imposti dai magistrati di Perugia. Chiederò al ministro Orlando, in aula per la sua relazione annua, e in una interrogazione, di intervenire per accertare la situazione presso il Tribunale di Perugia» è quanto dichiara Lucio Malan (Fi) in merito all'accaduto. Gli ha fa eco Maurizio Sacconi, capogruppo di Area Popolare al Senato: «Nel mentre in Francia e in Europa si riscopre la libertà di espressione rifiutando talora perfino il limite dell’autodisciplina responsabile, in Italia emergono minoranze opprimenti nelle istituzioni e nella società che arrivano a colpevolizzare la difesa di quel senso comune che viene dalla tradizione e dal sentire dei più. È il caso di Simone Pillon e del sito del forum delle famiglie di Perugia la cui libertà di esprimere opinioni persino ovvie è stata messa in discussione con un incredibile provvedimento cautelare. Altro che Voltaire!».
Anche Buttiglione (Udc) è intervenuto per esprimere «piena solidarietà a Simone Pillon. È intervenuto in modo ironico sulla diffusione di volantini di propaganda gay in una scuola di Perugia, e adesso c'è un giudice che ha sottoposto a sequestro il suo video del convegno e lo vuole incriminare. Non dubito che questo giudice sia stato in prima linea per ribadire la libertà di espressione dopo la strage di Charlie Hebdo. Ma la libertà di opinione, di ironizzare, va difesa sempre e non a corrente alternata».
Insomma, tutta l'area di centro-destra del nostro parlamento è pronta a sostenere che la strade del Charlie Hebdo doverebbe legittimare una presunta liberà di diffamazione, giungendo sino ad esprimere solidarietà a chi è accusato di aver alterato i fatti pur di sostenere un'ideologia. Anche perché la satira dovrebbe essere presentata come tale, non certo urlando allo «scandalo» e invocando una rivolta civile dinnanzi a fatti non veritieri.

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