Il cardinale anti-gay: le vocazioni sono diminuite perché ci sono troppe donne attive nella Chiesa


Il cardinale cattolico Raymond Burke è noto come uno degli attivisti anti-gay più agguerriti degli Stati Uniti. Sostiene che sia «perfettamente buono e giusto» discriminare le persone omosessuali e lo scorso novembre, in occasione di una conferenza tenutasi in Irlanda, minacciò di rifiutare la comunione a tutti quei politici che avessero dovuto votare a favore del matrimonio egualitario.
Ma a quanto pare i gay non sono la sua unica preoccupazione...
Nel corso di un'intervista rilasciata a The New Emangelization, Burke ha sostenuto che la carenza di vocazione nella Chiesa è da attribuirsi al «movimento femminista radicale», colpevole di aver spinto «la Chiesa ad affrontare continuamente problemi delle donne a scapito di criticità importanti per gli uomini». Sotto accusa è anche una minore diversificazione dei ruoli che, stando al suo parere, dovrebbero vedere l'uomo al lavoro mentre la donna basa alla casa e ai bambini. Da qui il suo lamentare che le cose siano cambiate a partire dal 1970.
Parlando più specificatamente di vocazioni, il cardinale ha aggiunto: «A parte il prete, la chiesa è diventata piena di donne. Le attività della parrocchia ed anche la liturgia sono state influenzate da donne e in molti luoghi sono divenuti così femminili che gli uomini non vogliono essere coinvolti. Gli uomini sono spesso riluttanti a diventare attivi nella chiesa. L'ambiente femminilizzato e la mancanza di sforzo della Chiesa a coinvolgere gli uomini ha portato molti di loro ad optare per non entrarne a farne parte».
6 commenti