Gli italiani al primo posto nel turismo sessuale, ma per alcuni cattolici la minaccia alla famiglia è l'amore gay


Gli integralisti cattolici stanno attraversando l'Italia con conferenze in cui si sostiene che la maggior «minaccia» per la famiglia sia rappresentata dal riconoscimento giuridico dell'amore fra due persone dello stesso sesso. In tal senso sì è espresso più volte anche il presidente della CEI, anche se appare evidente che chi si cimenta in affermazioni simili rischia solo di distoglie l'attenzione dai problemi reali.
L'idea che si presenta è che basti essere eterosessuale per meritare il diritto alla famiglia, infischiandosene se l'Italia risulta al primo posto nel turismo sessuale. Sono tanti i padri di famiglia che lasciano a casa moglie e figli per prendere un aereo e dirigersi nel sud del mondo alla ricerca di piacere sessuale con giovanissime schiave del sesso. Gli italiani risultano i primi pedofili del Kenya, di Santo Domingo, della Colombia ed del Brasile. A pagarne le spese sono 15.000 creature che generalmente hanno tra i 14 e i 12 anni (anche se l'età può scendere sino ai 5), spesso messe in vendita dalle loro stesse famiglie. Esistono siti che si occupano di organizzare i viaggi in ogni dettaglio, dall'alloggio alle minorenni, e chi vuole una bambina vergine può comprarla per soli mille euro.
È l'Ecpat a lanciare l'allarme, sottolineando come sia in aumento il numero di predatori sessuali che cercano consapevolmente delle vittime per per scelta e non per malattia (solo il 5% dei predatori è un caso patologico) e c'è pure chi non si prende neppure la briga di viaggiare dato che l'offerta minorile presente sulle strade italiane si aggira fra le 10 e le 12.000 bambine. Spesso migranti, nomadi o minori privi di tutela.
Eppure c'è chi fa finta di non vedere e che non vuol sapere. E ci sarebbe da domandarsi quante di queste famiglie si sarebbero potute salvare se si fosse destinata a loro anche solo una frazione del capitale che si è investito nel lanciare una crociata ideologica contro l'amore altrui. ma qualcuno preferisce sostenere che per «difendere i bambini» sia prioritario un intervento nelle scuole per impedire che possano crescere senza pregiudizi. Di fatto ignorando quell'infanzia che davvero avrebbe bisogno di essere difesa.
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