ProVita su Radio Vaticana: «Molti omosessuali non si identificano in questa ideologia lgbt»


Ormai è propaganda pura, con toni e modalità che facilmente ricordano i peggiori regimi di un buio passato. Tutte le realtà cattoliche ultra-conservatrici appaiono riunite nel tentare di inculcare una falsa percezione dei progetti per il contrasto all'omofobia. Il tutto parte dal ridefinire le parole stesse: la «famiglia» non è più una famiglia ma diventa una entità di matrice politico-fascista composta da soli eterosessuali cattolici, la «vita» è la promozione della discriminazione e l'«omosessualità» è divenuta una non meglio precisata «ideologia gender». Il resto lo fa una serie di slogan promozionali che paiono volti a suggerire che la tutela dei più deboli sia da ritenersi un'aggressione agli interessi personali (il classico: se i gay non avranno la reversibilità, voi potrete ottenere un privilegio pagato da loro).
Tra le realtà capofila di questa propaganda d'odio c'è anche Radio Vaticana, la radio che è finita sotto indagine penale per omicidio colposo e lesioni colpose in merito all'inchiesta che riguardava le sue emissioni superiori alle norme previste dalla legge italiane, probabile fonte dell'elevata incidenza di leucemie fra la popolazione residente attorno ai loro ripetitori. Tanto basta per inquadrare di chi si stia parlando e di quale valore assegnino alla vita umana.
Intenzionata a promuovere la raccolta firme omofoba di ProVita Onlus (peraltro sostenuta anche da partiti di estrema destra come Forza Nuova e Lega Nord), la radio ha pensato bene di intervistare il portavoce dell'associazione in una modalità molto curiosa: al posto delle domande si è preferito ricorrere ad una serie di affermazioni volte a legittimare posizioni più ideologiche espresse, il tutto nella solita ottica di far percepire come una verità assoluta ciò che in realtà tane non è.
Ed è così che si rivendica un impegno nel voler impedire iniziative «attuali o eventuali progetti futuri ispirati al gender nelle scuole» e si sottolinea come la strategia dell'Unar scadrà quest'anno senza che la si sia mai potuta mettere in atto grazie alla loro azione.
In una non-domanda il conduttore sostiene anche che «il gender afferma che non sono maschio o femmina in base al sesso biologico, con cui sono nato, ma io sono ciò che mi sento di essere». Sarebbe interessante capire dove abbiano trovato una definizione simile nei progetti del ministero: più probabilmente, però, il vero motivo del loro astio emerge quando si scagliano contro l'ipotesi di un «ingresso anche di transessuali tra gli insegnanti». Sappiamo bene che la richiesta è semplicemente quella di permettere loro un lavoro dignitoso, ma evidentemente per Radio Vaticana anche quello è chiedere troppo.
«Nelle scuole, in sostanza, si possono trovare dei corsi che sotto il "cappello" della non discriminazione in realtà propongono l'ideologia gender» sostiene il conduttore. Bisogna fermare la «promozione del gender» è la pronta risposta del portavoce.
Immancabilmente si sostiene anche di essere la rappresentanza di una presunta maggioranza, spingendosi sino a sostenere che «l'ideologia gender non viene sentita come propria anche da molti omosessuali che non si identificano in questa ideologia lgbt».
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