Le bufale di ProVita a sostengo della sua campagna anti-gay


I temerari che si fossero imbattuti sull'home page di oggi del sito di ProVita, sarebbero incappati in ben tre articoli che cercano di diffamare la comunità gay. Peccato che in breve tempo si sarebbero anche potuti rendere conto di come fossero tutte notizie inventate o strumentalizzate al solo fine di alimentare odio e paura nei confronti di gay e lesbiche.

Iniziamo dall'articolo intitolato "L'omosessualismo: un'ideologia per indottrinare i nostri figli": Nel testo leggiamo: «Un rappresentante autorevole dell'omosessualismo ha dichiarato papale papale all'Huffington Post che l'agenda delle lobby LGBT prevede esplicitamente l'indottrinamento delle nuove generazioni [...] Se fino adesso non ci avete creduto, allora lo farete sentendo le parole di S. Bear Bergman [...] Bergman, ha affermato di essere stanco di nascondere le sue/loro vere intenzioni». Ragionamenti che spingono il sito di ProVita a sostenere che «un vero Cristiano dovrebbe amare e prendersi cura di ogni tipo di persona, ma la nostra lotta è contro un'agenda pericolosa che mina il vero valore del matrimonio e della famiglia. C'è bisogno di una contro-rivoluzione d'amore, purezza e valori Cristiani. Dobbiamo proteggere i nostri figli e fratelli da questo forzato indottrinamento globale».
Insomma, l'intero articolo appare creato apposta per suscitare paura ed invocare la necessità di opporsi a quella che viene descritta come «una minaccia». Si dice che non è si è contro i gay ma si è contro quello che i gay vogliono fare, motivo per cui la soluzione è ravvisata nell'imposizione forzata di una religione integralista esattamente come si faceva ai tempi delle crociate. Peccato che ai tempi delle crociate la gente non sapesse leggere, ma oggi si.
Basta dare un'occhiata all'articolo citato per accorgersi di un particolare non proprio irrilevante: se il titolo in pare dargli ragione, il testo mostra chiaramente come quella fosse semplice ironia. Bergman prende in giro gli slogan più comuni della propaganda anti-gay statunitense e diventa serio solo nel finale, quando scrive: «Voglio che bambini conoscano l'esistenza di persone lesbiche, gay, bi, queer e trans, che sappano di come siamo assolutamente utili, come chiunque altro, al disegno di amore e di rispetto. Voglio che sappiano che se sei gentile con noi, c'è anche la possibilità avere un invito al brunch. Voglio i bambini conoscano questo anche se è i loro genitori o l'interpretazione della comunità delle loro dottrine religiose dicono che siamo terribili. Sarei felice, felicissimo, se quei bambini fossero in disaccordo con le loro famiglie in merito all'opinione che hanno delle persone LGBTQ. Se questo fa di me un indottrinatore, lo accetto».
Sarebbe dunque questa la «pericolosissima agenda gay» a cui si riferisce l'articolo di ProVita? Il problema è che si qualcuno possa chiedere che i giovani abbiano la possibilità di conoscere la realtà anche se i loro genitori sono omofobi? Anche con tutta la buona volontà di questo mondo, appare impossibile non ritenere che la presentazione dell'articolo fosse una mera strumentalizzazione di parole estrapolate in maniera strumentale per mettere in bocca ad un attivista parole mai dette.

Al suo fianco viene dato spazio a "Gender all'asilo nido, anche in Liguria". L'articolo si apre con i soliti toni allarmistici, asserendo che «abbiamo visto che l'ideologia gender è propagandata un po' in tutta Italia». Si da dunque per constata l'esistenza di una fantomatica «ideologia gender» e si sostiene pure che possa essere «propagandata».
Ed è proprio nel nome di quelle falsità che ci si lancia nel criticare come alcuni asili comunali liguri abbiano previsto progetti volti a sviluppare «capacità critiche e senso di responsabilità, in un rapporto di solidale convivenza basato sulla pratica della libertà; realizzando esperienze di vita che superino la divisione dei ruoli maschile e femminile». Un fatto che ProVita ritiene inaccettabile dato che «se le femmine preferiscono le bambole e i maschi i trenini lo fanno proprio per natura, e non per cultura. Quale divisione dei ruoli si vuol superare?».
Il presupposto è dunque che lo stereotipo di genere vada di difeso con i denti e che non è necessario gestire quelle bambine che magari vorrebbero giocare a calcio o che, crescendo, potrebbero magari mettere in discussione l'idea che la loro massima aspirazione debba essere quella di diventare una donna sottomesse al proprio marito.

Il terzo articolo è intitolato "Matrimonio gay: se sei contrario perdi il lavoro". In apertura viene proposta un'immagine di Hitler e nel testo si afferma: «Un'insegnante del New Jersey è stata licenziata per aver espresso sulla sua pagina Facebook la sua contrarietà al matrimonio gay. La Gaystapo internazionale è potente ed efficiente».
ProVita afferma anche che «L'insegnante è stata licenziata da una scuola cattolica; l'insegnante aveva espresso opinioni non violente, né di odio, semplicemente in linea con il catechismo e il Magistero della Chiesa; l'insegnante non è stata censurata per alcunché di ciò che ha detto o fatto sul posto di lavoro, ma su opinioni espresse pubblicamente fuori di scuola, su Facebook». Fatti che portano il sito a concludere che: «Gli unici comportamenti davvero discriminanti di tutta questa vicenda sono quelli assunti dalla lobby lgbt e dai superiori di quella scuola. Che hanno, oltre tutto, mostrato quanto crudele e pericolosa sia la censura del politicamente corretto, ordinata dal nuovo totalitarismo gay friendly per soffocare non solo le voci contrarie, bensì lo stesso dibattito tanto nella società quanto negli stessi enti cattolici. Il Grande Fratello orwelliano è tra noi».
Già nelle premesse qualcosa non torna. Non solo la docente non è stata licenziata ma semplicemente messa in congedo amministrativo, ma anche il riferimento alla scuola cattolica dovrebbe fargli tornare in mente quando ProVita difese strenuamente il licenziamento di una insegnante lesbica di Trento sostenendo che le scuole cattoliche devono poter decidere la gestione del proprio personale «nella propria legittima autonomia organizzano risorse umane e materiali nel modo ritenuto necessario al raggiungimento dei propri obiettivi». Insomma, due pesi e due misure sulla base del proprio interesse.
Difficile è anche comprendere come si possa ritenere accettabili i messaggi pubblicati da Ptricia Januzzi. La donna ha sostenuto che i gay non debbano rientrare nelle protezioni previste dal 14° emendamento dato che si dice convinta che l'omosessualità si una scelta. Dice anche che i gay vogliono distruggere la civiltà e riprogettare l'occidente. Sostiene che l'umanità ha bisogno di «famiglie sane» e non di gay. Ha anche pubblicato l'immagine di un matrimonio tra due donne paragonandolo alla decapitazioni compiute dall'Isis.
La scuola ha fatto sapere che «come comunità scolastica, rispettiamo, professiamo e sosteniamo gli insegnamenti della Chiesa cattolica sulla santità del matrimonio, ma siamo anche una comunità che segue l'esempio di Gesù Cristo nell'accoglienza di tutti gli uomini. Questi messaggi, che sono stati rapidamente rimossi su nostra richiesta, erano completamente incompatibili con la nostra politica e la posizione di una comunità cristiana cattolica e, di conseguenza, l'insegnante è stato messo in congedo amministrativo con effetto immediato».
A questo punto c'è anche da chiedersi come si possa sostenere che i gay vogliano impedire il dissenso quando il realtà è proprio ProVita a non accettare che possano esistere cattolici che non condividono il loro grado di integralismo. Sostenere l'esistenza di una fantomatica Gaystapo appare quasi un autogol per un sito che si sta scagliando contro altri cattolici nel rivendicare che la propria posizione debba essere presa come un dogma.
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