Radio Vaticana: «I gay non chiedono diritti, è la lobby gay che vuole imporglieli»


Il mondo cattolico è compatto nel sostenere che Dolce e Gabbana siano divenuti l'emblema della cristianità: hanno deliberatamente offeso i figli delle coppie gay, sostengono la superiorità delle unioni eterosessuali a quelle omosessuali e il loro farsi fotografare con modelli che hanno una frazione dei loro anni appare quasi in omaggio agli ospiti religiosi del convegno omofobo lombardo. Poi, giusto per gradire, il loro sedersi su un modello nudo rievoca la figura della donna sottomessa tanto decantata da Costanza Miriano e Mario Adinolfi, poi ribadita anche dalla loro pubblicità sessista che nel 2007 venne vietata in tutta Italia dall'Istituto di autodisciplina pubblicitaria.
Naturalmente ai cattolici poco importa se la loro fiduciaria lussemburghese li abbia portati a pagare le tasse altrove (legalmente, data l'assoluzione ottenuta in Cassazione): la famiglia «va difesa» impedendo ai gay di potersene costruire una, non garantendogli un futuro grazie ad oneri ripartiti anche sui ricchi.
Si potrebbe poi notare che il Vangelo dice anche di non giudicare se non si vuol essere giudicati ma, stando a quanto scrive oggi il mondo cattolico, nessun gay deve permettersi di criticare chi ha emesso un giudizio nei loro confronti. Ed è in mezzo a quest'ipocrisia che c'è chi è andato oltre nel sostenere una serie di curiosi sillogismi: se Dolce e Gabbana sono gay e sono contrari alle famiglie gay, allora i gay devono essere necessariamente tutti contrari ai propri diritti e deve esistere una lobby che vuole imporglieli contro la loro volontà.

Mesi fa anche i francesi cercarono di sostenere tale tesi e la loro risposta giunse con gli Homovox, un esiguo gruppetto di gay pronti a sostenere la propria inferiorità rispetto agli eterosessuali. Uno di loro, Pierre Delaume Myard, si ritrovò anche a fare carriera a divenire il portavoce della Manif Pour Tous francese (si sa che un gay che insulta gli altri gay può facilmente essere assolto dall'accusa di omofobia).
Radio Vaticana, che solo pochi giorni fa ha sostenuto la necessità di condurre una grande campagna diffamatoria nei confronti delle unioni gay, non si è fatto sfuggire l'occasione e lo ha invitato nell'intento di potergli affidare il compito di utilizzare i volti di Dolce e Gabbana per quello scopo.

Nella sua intervista Myard ha sostenuto che «la maggior parte delle persone con orientamento omosessuale non si identificano nella lobby gay, anzi la subiscono» e non ha perso l'occasione per pubblicizzare il suo libro che presto verrà venduto anche in Italia da Rubbettino (non senza sostenere che sia tutta colpa della «lobby gay» se «i media e le librerie si sono rifiutati di parlare» del suo inutile libro in Francia).
Fra i tormentoni proposto c'è il sostenere che sia un dogma il ritenere che un bambino «abbia bisogno di un papà e una mamma» o che «ne ho abbastanza della dittatura gay». Immancabile è stata anche la filastrocca che Myard ripete in ogni suo intervento pubblico: «Io faccio una distinzione tra "gay" e "omosessuale". Se non la pensi come la lobby lgbt in quanto omosessuale, sei forzatamente manipolato e la lobby gay ha una reazione omofoba, come se gli omosessuali non potessero pensare con la loro propria testa. La lobby gay è sempre più presente in tutte le istituzioni: bisogna combatterle perché non rappresentano gli omosessuali. La lobby lgbt vuole distruggere l'istituzione del matrimonio e la famiglia... Non bisogna confondere "omosessuale" e "gay": i gay sono militanti attivisti».
In mezzo a domande che proponevano come un dato di fatto l'esistenza di fantomatiche «lobby gay» ed «ideologie lgbt», l'esponente della Manif Pour Tous si è spinto sino a sostenere che «In Francia ci hanno mentito facendoci credere che per esempio la legge Taubira sul matrimonio per tutti era stata chiesta dagli omosessuali: non è così. A chiederla è stata la lobby gay, quella lobby gay che è molto potente in Europa è rappresentata da Igla. In Italia, per esempio, arriveranno le unioni civili: io personalmente sono contrario alle unioni civili come sono contrario al matrimonio gay, perché le unioni civili porteranno con sé la questione dei figli. La nostra sessualità riguarda soltanto noi stessi e non deve scientemente privare un bambino di un padre o di una madre. Gli omosessuali non chiedono niente: questo pensiero non è né richiesto né condiviso dagli omosessuali; è rivendicato da una lobby molto piccola, la lobby gay, che però è molto potente perché ha mezzi economici e controlla i media».
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