Secondo il sito Nocristianofobia, è lecito licenziare un gay ma non far pagare le tasse alla Chiesa


Navigando nei sii della galassia anti-gay è possibile imbattersi in articolo di questo tenore:

Ancora una volta la lobby lgbt ha vinto. Ancora una volta ha mostrato il suo vero volto, aggressivo ed intollerante. Ancora una volta ha dato prova di sapere, di poter e di voler condizionare gli ambienti della politica, della finanza, dei media, i gangli vitali della società occidentale. La legge sulla libertà religiosa, approvata nello Stato americano dell'Indiana, all'arcipelago gay proprio non piaceva. [...] Cosa poteva esservi di tanto criminale nella disposizione in un primo tempo approvata nell'Indiana dal governatore Mike Pence? Semplicemente assicurava, ad esempio, a sacerdoti ed imprese del settore ricettivo la possibilità di rifiutarsi di celebrare le "nozze" gay, quando ciò andasse contro le proprie convinzioni religiose. Tutto qua. [...] Ma le lobby Lgbt, rabbiose, non potendo raggiungere quanto preteso attraverso le vie della tanto decantata democrazia, hanno deciso di attuare una politica da guerrilla nella logica del sabotaggio: ad esempio, invocando a gran voce il boicottaggio dell’Indiana come organizzatore di importanti eventi sportivi a livello nazionale. E poi urlando, urlando, urlando.

È quanto scrive il sito Nocristianofobia in merito al dietro front dell'Indiana sulla legge che avrebbe legalizzato la discriminazione sulla base di presunti motivi religiosi. A ben guardare non è neppure uno fra i suoi articoli peggiori. Il sito ha plaudito la richiesta con cui l'arcivescovo di San Francisco ha invitato tutte le scuole cattoliche statunitensi ad insegnare agli studenti che l'omosessualità è un grave peccato, ha criticato la lotta all'omofobia nello sport sostenendo che in tal modo si «promuove in realtà condotte e pratiche omosessuali nell'opinione pubblica» e si è pure sostenuto che la tassazione della Chiesa sia da ritenersi una «persecuzione dei cristiani».
L'omosessualità è un chiodo fisso nel loro flusso di disinformazione, così come loro idea è che la religione sia da intendersi come un sinonimo di omofobia e di discriminazione. Lo dicono chiaramente nel loro scagliarsi contro Obama, lamentando come «se un domani una scuola cattolica, una casa di cura cattolica, un giornale cattolico dovessero licenziare omosessuali o transessuali, non solo si vedrebbero sfumare qualsiasi contratto federale in essere, ma rischierebbero di correre anche guai seri».

Inquadrato il soggetto, passiamo a cercare di scoprire chi c'è dietro. Una ricerca sul whois del dominio ci rivela che il rio internet risulta intestato ad una tale Associazione Fiducia di Roma. Se quel nome non ha una reale presenza in rete, è nel numero di telefono che si può trovare una corrispondenza con quello del fax del Centro Culturale Lepanto di Roma. Una contro verifica sugli indirizzi email di registrazione non lascia dubbi sul fatto che il proprietario sia lo stesso.
Come in rete di scatole cinesi, quell'associazione è a sua volta proprietaria di Radici Cristiane e Corrispondenza Romana (il sito che scriveva che «l'omosessualità non ha nulla di naturale, c'è un virus gay»). Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita, è stato editorialista di entrambe le testate.
Un'ulteriore ricerca rivela come dietro a tutto questo network ci sia un'unica persona: Roberto de Mattei. Nato a Roma il 21 febbraio 1948, risulta professore emerito all'Università di Roma e di Michela Tarquini. Dirige personalmente le due riviste sopracitate ed è uno strenuo sostenitore delle teorie antievoluzioniste. Dal febbraio 2002 al maggio 2006 è stato nominato Consigliere per le questioni internazionali del Governo Berlusconi II e III. Tra il 2004 e il 2007 e dal 2008 al 2011, è stato anche vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche con delega per il settore delle scienze umane.

In un intervento trasmesso nel gennaio del 2011 da Radio Maria, De Mattei ha letto e commentato un brano dello scrittore cristiano Salviano di Marsiglia, in cui l'autore del V secolo sosteneva che l'Impero romano fosse stato punito da Dio per mezzo delle invasioni barbariche anche a causa del supposto dilagare dell'omosessualità. Nel testo letto da De Mattei si affermava che «Un'unica prostituta fa fornicare molti uomini; e lo stesso succede con l'abominevole presenza di pochi invertiti: infettano un bel po' di gente». De Mattei, dopo aver richiamato il paragone compiuto da Benedetto XVI il 20 dicembre 2010[16] tra la crisi della società contemporanea e il tramonto dell'Impero romano, ha espresso il parere che occorra meditare sulle parole di Salviano perché anche noi vivremmo in un'epoca in cui i peggiori vizi vengono alimentati dai mass media e addirittura vengono iscritti nelle leggi come diritti umani. Dio non si disinteressa di quanto accade nella storia. Ogni male deve avere il suo castigo.
All'inizio del 2011 si fece promotore di appello a papa Benedetto XVI per cercare di impedire lo svolgersi dell'incontro interconfessionale promosso per ottobre ad Assisi. Il 16 marzo 2011, sempre dalle frequenze di Radio Maria, sostenne che il terremoto che colpì il Giappone dovesse essere ritenuta un'«esigenza della giustizia di Dio», aggiungendo poi che «per i bimbi innocenti morti nella catastrofe accanto ai colpevoli si è trattato di un battesimo di sofferenza con cui Dio ha inteso purificare le loro anime».
Il 14 febbraio 2014 la sua trasmissione mensile condotta su Radio Maria è stata sospesa per la sua posizione critica nei confronti del pontificato di Papa Francesco.

Nel 2011 il giornalista Francesco Peloso parlò di lui scrivendo: «De Mattei, nei confronti della Chiesa, ha avuto, in questi anni, un compito preciso: ribaltare ogni apertura al mondo scientifico della fede per spostare definitivamente la rotta della barca di Pietro verso un tradizionalismo neoconservatore costruito sul modello del fondamentalismo evangelico americano. Per questo il professore ha dato battaglia a Charles Darwin e all'evoluzionismo e promosso convegni, sponsorizzati dalla galassia conservatrice cattolica dei pro life Usa, contro il criterio scientifico della morte cerebrale, metodo universalmente riconosciuto negli ospedali e in base al quale sono possibili i trapianti d'organi».
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