La Nuova BQ: L'Expo non dia la parola a gay ed islamici, si limiti ad ospitare il Vaticano

Si parte con una premessa chiara: non c'è un solo Dio ma c'è un «mio Dio» e un «tuo Dio». Così, con una sorta di invocazione ad una guerra fra religioni, si apre un articolo apparso su La Nuova Bussola Quotidiana.
Rino Cammilleri si dice infastidito che alcuni giovani musulmani si siano presentati dinnanzi ai cancello dell'Expo durante una domenica, precisando che quello debba essere considerato il «giorno del Signore, il nostro, non il loro». E si lamenta pure di come abbiano osato distribuire volantini in cui si sosteneva che «che l'islam è una religione di pace, che l'islam rispetta e, anzi, tiene in gran conto le donne eccetera eccetera».
Da notare è come l'uso delle lettera minuscola riferita alle religioni altrui sia la scelta dell'autore, evidentemente poco intenzionato a portare rispetto per chi non crede nel suo stesso Dio.
Fatta la premessa, si passa immancabilmente al tema cardine dell'articolo, ossia i gay. Si sostiene che «data la sfolgorante vittoria irlandese, i giornalisti si sono precipitati a chiedere al Commissario se "auspica" che l'Expo possa ospitare dibattiti sui "diritti" gay. Risposta: "Sì, senz'altro. La gente si sta abituando a utilizzare Expo per far sentire la propria voce. Abbiamo strutture e spazi accoglienti"».
Dopo aver sottolineato con delle virgolette come i diritti lgbt non debbano essere ritenuti tali dato che loro preferiscono riservare dei privilegi a sé stessi, si sostiene anche che l'affermazione sia falsa perché le Sentinelle in piedi non sarebbero d'accordo a consentire ai gay di poter parlare. Certo, forse anche Hitler non avrebbe concordato, ma poco chiaro è perché mai bisognerebbe chiedere il permesso a qualcuno per poter esprimere la propria opinione.
Ed è forse la mancanza di argomentazioni a portare La Nuova Bussola Quotidiana a fare quello che sa fare meglio: denigrare. Si inizia a dire che l'Expo è «uno strisciante flop», che «le cifre sparate sono più un balletto che una pirotecnia» e così via. Il tutto sino a sentenziare:
Bene, ma alla fine della fiera che fine fa la Fiera? Uno paga il biglietto (salato, e non solo dato il tema) per abbuffarsi di prelibatezze bio e a chilometro zero e si ritrova con la propaganda musulmana da una parte e quella Lgbt dall’altra? Venghino, siori, venghino, ché c’è di tutto per tutti. Alla Fiera dell'Est per due soldi ci trovi la qualunque. Suggerimento agli islamici: cibo halal (kosher per gli ebrei osservanti), così non si perde la «linea rispetto al tema». E poi se la vedano con gli animalisti, i quali hanno diritto pure loro alla "piattaforma aperta" dell’Expo (dove già puoi gustare scorpioni caramellati e cavallette gourmet).
Sostengono anche che la comunità lgbt non dovrebbe poter accedere all'Expo dato che non esiste «una cucina gay» e che il commissario avrebbe dovuto chiudere le porte affamando che «o parli di cibo o vai da qualche altra parte».
Curiosamente, però, questa presa di posizione non c'era stata quando il Vaticano ha speso 3 milioni di euro per allestire un padiglione in cui non si parla di cibo. Durante la presentazione dello stand allestito all'interno dell'Expo, infatti, il cardinale Ravasi è stato chiaro nel dire che quello spazio «non propone iniziative o prodotti di tipo commerciale, bensì un messaggio, concentrato come titolo sulle due brevi citazioni bibliche "Non di solo pane" e "Dacci oggi il nostro pane"».
Pare dunque che i paladini del «diritto di espressione» (invocato soprattutto per impedire il contrasto dei crimini di stampo omofobico) siano molto infastiditi all'idea che anche possano anche solo parlare. Si festeggia se al Vaticano viene offerto un palcoscenico privilegiato e si insultano quanti si devono accontentare di qualche ora su di un palco o di un volantinaggio dinnanzi ai tornelli. Il tutto ostentando una concezione di "libertà" che assomiglia molto ad una dittatura a senso unico.
L'articolo si conclude con una frase rivolta al Commissario dell'Expo: «A proposito, lo sa che esiste una cucina rom? Forse sì, solo che quelli non pagano». Il senso non è certo chiaro anche si ha l'impressione che si stia parlando di corruzione (accusa ssai grave) e che ci sia molto astio anche nei nei confronti dei rom (con generalizzazioni che paiono ricordare troppo da vicino le «teorie sulla razza» di stampo nazista).