L'intollerabile violenza di Adinolfi


Mario Adinolfi è uno di quei personaggi odiosi, capaci solo di ripetere frasi frasi fatte e di strumentalizzare la realtà pur di ottenere visibilità. Da quando ha intravisto al possibilità di ottenere un guadagno all'omofobia, la sua proposta per l'introduzione delle unioni civili è stata accantonata e i gay sono diventati «il nemico» da combattere.
Anzi, una legge simile a quella da lui stessa presentata è immediatamente diventata il motivo per cui sicuramente si assisterà alla legalizzazione dell'utero in affitto. Non è avvenuto altrove, ma dato che è attraverso la mistificazione che si possono ottenere facili consensi, allora quella minaccia infondata viene ripetuta ad oltranza pur di far sì che i suoi seguaci siano spinti ad odiare i gay (in fondo i suoi fan sono gli stessi che inneggiano al fascismo).
«Non ho nulla contro le persone omosessuali, davvero nulla, non sono affetto da alcuna forma di omofobia», ripete a pappagallo l'omofobo. Peccato che poi sul suo giornale cerchi di covincere i suoi lettori che l'omosessualità è una gravissima malattia mantale, che bisogna fare attenzione ad avvicinarsi ad un gay perché potrebbe rendere omosessuali i tuoi figli e che assolutamente bisogna evitare che possa ricevere la reversibilità della pensione (sia mai che non venga sfruttato come uno schiavo per garantire dei privilegi a chi ha due mogli di cui una sposata a Las Vegas!). Ma ovviamente lui non è omofobo, dato che aveidentemente l'auto-assoluzione vale più dei fatti.

In questo clima la Rai, ossia la televisione pubblica pagata da tutti i cittadini, ha ritenuto di dovergli offrire spazio per sputare odio contro il voto irlandese sul matrimonio egualitario. Ed è dalle pagine de La Croce che Adinolfi racconta il fatto:

Io ieri sono stato chiamato a commentare in un contenitore di Raiuno la notizia, come contraltare avevo l'inevitabile transessuale famoso. Il conduttore esordiva dicendo che ormai l'approvazione di una legge sulle unioni civili, dopo il risultato del referendum irlandese, "è inevitabile". Il transessuale spiegava che non poteva andare a visitare il compagno in ospedale, se non affidandosi al buon cuore del direttore sanitario. Era ospite anche un sacerdote che dietro le quinte mi spiegava che doveva utilizzare “un linguaggio moderato” e davanti alle telecamere chiedeva “una soluzione”. Non lo so. Ammetto, ho avuto bisogno di respirare forte. E poi ho detto come la penso.

Dopo aver sostenuto che la volontà popolare degli irlandesi valesse poco perché i votanti erano «meno della metà degli abitanti della città di Roma», Adinolfi pare tenerci a precisare che è un sacerdote a suggerirgli che cosa dire. Poi passa all'ostentazione della sua violenza, chiamando «il transessuale» chi non la pensa come lui. L'uso del maschile dell'orientamento sessuale al posto del nome è un chiaro indice della volontà di offendere e di far percepire in modo distorta la figura si chi era lì a difendere i diritti di tutti. È un po' come se nel parlare di Adinolfi si decidesse improvvisamente di non chiamarlo mai per nome, riferendosi a lui apprettativi come «bigamo» o come «balena spiaggiata». In fondo ha una moglie davanti a Dio e una moglie davanti allo stato...

Un uomo che non è disposto ad avere rispetto degli interlocutori si commenta da sé, ancor più se nel giro di pochi minuti passa ad auto-nominarsi detentore della verità assoluta: «La verità -dice- è che la legge sulle unioni civili che vogliono varare in Italia sull'onda del risultato irlandese è una legge sul matrimonio omosessuale con un altro nome, come ebbe a spiegare in ottobre in un’intervista a Repubblica il sottosegretario alle riforme Ivan Scalfarotto. La verità è che quella legge legittima la pratica dell’utero in affitto, purché compiuta all'estero».
E allora la soluzione è semplice: lasciamo le cose come stanno e puniamo quei bambini che hanno due genitori dello stesso sesso. Se una coppia eterosessuale ricorre all'utero in affitto, i loro figli devono avere dei diritti, ma se ha due genitori dello stesso sesso, allora deve essere punito e deve essere reso orfano perché i suoi genitori non piacono ad Adinolfi.
Ma il bigamo non si è fermato lì e ha proseguito a sostenere che la colpa è sempre e solo dei diritti gay: «è provato dalle normative di tutto il mondo -si è ostinato sostenere- dove ci sono le unioni civili gay o il matrimonio omosessuale, c’è o la legittimazione addirittura nella normativa nazionale della pratica dell'utero in affitto».

Passato poi al suo solito vittimismo, il bigamo ha anche affermato: «Sono stanco di sentire bugie e di pensare che queste bugie possano stordire anche qualche uomo di Chiesa». Sapesse quanto siamo stufi noi di ascoltare le sue continue bugie!
Ancor più dinnanzi a chi non si vergogna a scrivere che «frasi semplici che smonterebbero all'istante una legge che contraddice tutti questi assunti e che è una cattiva legge». E allora perché quelle frasi non esistano e da anni l'unica motivazione addotta è una mera strumentalizzazione?
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