Tempi e il professore di religione convinto che la sua omosessualità abbia cause psicologiche


Ossessionato dalla sua battaglia contro i diritti delle persone omosessuali, il settimanale Tempi è da sempre attratto dai gay che odiano la propria sessualità: attraverso di loro è possibile sostenere qualsiasi bestialità, sostenendo poi che non sia possibile accusarli di omofobia dato che è un gay a chiedere l'annullamento della propria dignità. Non a caso anche La Manif Pour Tous francese si è procurata un portavoce gay che potesse lanciarsi nelle affermazioni più discriminatorie, così come la Lega Nord si è trovata un politico di colore che si occupasse di sostenere le politiche più razziste del partito.

La carta scelta da Tempi è Giorgio Ponte, un uomo presentato come uno scrittore trentenne con «tendenze omosessuali». La rivista omette di notare come l'uomo sia anche un docente di religione cattolica presso la scuola media Beltrami di Milano (ruolo l'attuale normativa prevede sia assegnato attraverso le decisione assunte dalla curia).
È a lui che si attribuiscono farsi come «La differenza tra eterosessuali e omosessuali è una menzogna creata per dare risposta al dolore di generazioni intere che non riescono più a riconoscersi come uomini o come donne. Ma non è lì che troveranno la pace. Almeno non è lì che l’ho trovata io». Ed ancora: «L'unica differenza reale in questa natura è quella tra maschile e femminile. L'unica differenza la cui unione può generare la vita».

L'uomo ci tiene molto anche a precisare che l'omofobia quasi non esiste e che «dire che due omosessuali non possono avere figli non è omofobia. Dire che l'omosessualità ha delle cause psicologiche non è omofobia. Dire che assecondare ogni nostro desiderio non sempre porta alla nostra felicità non è omofobia. Dire di essere cristiani non è omofobia».
Il sostenere che l'omosessualità sia "curabile" viene più volte ribadito e nel sostenere che la Chiesa non sia omofoba aggiunge: «Affermare che l'omosessualità non è necessariamente una condizione immutabile e che solo un uomo e una donna possono concepire un figlio non è sintomo di odio, né una minaccia per chi questo amore non riesce a viverlo. È solo un'evidenza [...] Ci sono uomini che hanno vissuto per anni nel mondo gay e oggi sono sposati a donne straordinarie con cui hanno costruito una famiglia; così come conosco fratelli che come me, desiderando la castità, cercano di amare senza bisogno di possedere il corpo di altri, né di violare il proprio. Noi siamo molto di più delle nostre pulsioni e delle ferite della nostra anima e sebbene non sempre abbiamo potere sui nostri istinti, sicuramente lo abbiamo su ciò che scegliamo di fare con essi».
Ormai senza freni, si lancia poi nel sostenere che i gay che non decidono di "diventare etero" o che non scelgono la castità lo fanno solo perché vogliono scegliere una strada più facile. «Non giudico chi fa scelte diverse dalla mia -dice- non desidera la castità o non è interessato a mettersi in discussione sul proprio orientamento sessuale. Lo capisco, so quanta fatica richieda. Ho amici che da sempre cercano e vivono relazioni con persone dello stesso sesso, animati da desideri buoni, e li rispetto. Così come conosco le dinamiche peggiori del mondo gay, il sesso occasionale, le chat e coloro i quali hanno scelto di fare di quello la loro vita, mettendo a tacere il grido della loro anima. Io stesso ho vissuto tutte queste cose in un passato nemmeno troppo distante. Conosco queste debolezze e potrei ricadervi in ogni momento. In sostanza non giudico chi ha perso la speranza o a questa speranza non è interessato».

Ponte passa poi a sostenere che siano i gay a perseguitare i cattolici: «Se negli anni cinquanta non avrei potuto dire di provare attrazione per persone del mio stesso sesso, non è ammissibile che oggi io debba avere paura di dire che per me la famiglia può essere formata solo da un uomo e da una donna. Da quando ho scelto di condividere la mia storia con altre persone ho capito che il novanta per cento delle attività persecutorie nei confronti degli omosessuali sono più nella testa dei gay, che non nei presunti "omofobi". Forse, se gli attivisti gay la smettessero di frequentarsi solo tra loro e di andare in giro con il fucile spianato alla ricerca di potenziali nemici, potrebbero rendersene conto. Forse è sulla loro eterofobia che varrebbe la pena di riflettere».
Come in un copione già scritto, si passa poi alle immancabili tesi propagandistiche nel sostenere di essere la rappresentare di una maggioranza: «Siamo in molti a pensarla così -afferma- molti più di quanti voi crediate. Molti vivono nell'anonimato, spaventati per il clima che si sta respirando in questo mondo "civile e democratico", dove il prezzo per il comune quieto vivere è diventato il silenzio. Stiamo assistendo all'elogio della follia, senza nessuno che abbia il coraggio di gridare "il re è nudo!"».
18 commenti