Ecco come si inculca la paura della «propaganda gender» attraverso una rilettura della realtà


«Cari amici, vorrei farvi vedere un video. È un video francese che è stato diffuso nelle scuole di Francia ed è stato poi ritirato per le proteste dei genitori. È importante vederlo perché dice molto di quello che ci aspetta anche in Italia sul piano dell'educazione». È quanto afferma l'onorevole Eugenia Roccella (Ncd) in un video pubblicato lo scorso anno.
Se il 20 giugno prossimo l'integralismo cattolico scenderà in piazza per manifestare la propria «paura» dinnanzi ad una fantomatica «ideologia gender», vien da sé che quella paura sia stata inculcata attraverso una serie di messaggi lanciati nel tempo. Messaggi tutti uguali, ripetuti con nauseante ripetitività, volti ad inculcare tesi dall'evidente assurdità. Si è creato un «noi» e un «loro», sostenendo che «loro» non vogliono combattere l'omofobia ma voglia insegnare ai bambini che «essere maschio e femmina non è qualcosa di legato al nostro destino biologico, al nostro corpo. Ma un qualcosa che si sceglie».
Anni ed anni passati a lottare contro chi parlava di omosessualità o di identità di genere come di «una scelta» ed ora ci viene detto che i gruppi lgbt vogliono lottare per indottrinare i più piccoli sul fatto che lo sia. Non sarà che quella tesi venga messa in bocca ai movimenti lgbt pur di spaventare quei genitori che non vogliono figli gay e temano che possano diventarlo se qualcuno gli dovesse dire che l'omosessualità non è una malattia?

Nel suo video, infatti, Eugenia Roccella sostiene che:

A cosa serve introdurre nelle scuole un video di questo genere? Non serve, come a volte ci viene detto, ad eliminare il bullismo e le discriminazioni. In realtà serve ad altro. Serve a distruggere l'idea stessa della differenza sessuale. L'idea che siamo nati con un corpo femminile o maschile. E anche tutto ciò che si fonda sulla differenza sessuale. Per esempio il matrimonio, la famiglia, la generazione naturale. Si sceglie di essere maschi e femmine e si sceglie quando si vuole.

Ad incuriosire, però, è come tutte le "testimonianze" a sostegno di queste tesi si basino sempre su storie inesatte. Se Radio Vaticana e Famiglia Cristiana hanno cercato di alimentare paura attraverso una storia che curiosamente cambia ogni volta che veniva raccontata, anche nel caso del video della Roccella qualcosa pare non tornare.

I toni del discorso lascerebbero pensare ad un filmato ministeriale diffuso nelle scuole, ma in realtà quello è solo un video realizzato dai ragazzi di una classe di un singolo collegio francese.
Gli alunni avevano incontrato lo scrittore e sociologo Bernard Friot ed avevano deciso di mettere in piedi un cortometraggio dedicato ad un suo esercizio didattico dal titolo "Il/Elle". E se è vero che il video è stato ritirato per le proteste dei genitori, si è omesso di notare come quei genitori non fossero i genitori di quei bambini. Le proteste, infatti, sono stati sollevate da un gruppo di genitori aderenti ad un'organizzazione cattolica francese (i primi ad aver accusato il video di essere «propaganda gender»).
Il Rettore dell'accademia ha immediatamente condannato la «deviazione» e la «strumentalizzazione» con cui il gruppo integralista aveva attaccato i ragazzi attraverso la pubblicazione del video sul loro sito, motivo per cui si è dovuto cancellare il documento al fine di evitare il protrarsi di vergognosi attacchi verso una classe di ragazzi minorenni. Il tutto mentre i genitori (quelli veri) lamentavano di come quella gente parlasse dei loro figli come di persone destinate a diventare transessuali.

L'esercizio didattico. Come già accennato, il testo rappresentato dai ragazzi non è una storia ma un esercizio didattico. Agli studenti viene proposto un testo in cui si chiede di scegliere se il pronome corretto da usare sia quello maschile o quello femminile. Il protagonista della storia è Dominique (un nome volutamente neutro) che si chiude in bagno e decide di giocare con alcuni oggetti di mamma e papà: prova a farsi la barba come il padre e a mettersi il rossetto come la madre. Si disegna dei baffi e prova degli orecchini a clip.
Gli studenti sono chiamati a decidere per ciascuna azione se il pronome corretto da usare sia il maschile o il femminile.
Ad un certo punto la madre lo chiama con insistenza perché è ora di cene e gli urla: «Allora ti decidi?». Dominique si guarda allo specchio come se dovesse "decidere" se essere un lui o una lei. Ci ripensa: non deciderà, non in quel momento perlomeno.
Vien da sé che non si stia suggerendo che si possa «decidere» l'identità di genere. Anzi, casomai pare si stia sostenendo l'esatto contrario: si dice che non bisogna scegliere nulla e che le cose verranno da sé. Il punto è che quell'esercizio non ha una risposta esatta e che neppure il bambino debba necessariamente decidere se il protagonista della storia sia un maschio o una femmina.
L'esercizio ha lo scopo di mostrare il mondo in tutta la sua diversità e sua complessità, introducendo il tema di come azioni, ruoli, sogni ed aspirazioni debbano seguire il proprio corso senza necessariamente basarsi sull'emulazione di uno stereotipo. Si può essere maschi ma fare alcune cose come mamma (naturalmente il rossetto è un esempio eclatante, ma il suggerimento è che non c'è nulla di male ad essere dei maschi e magari amare la danza più del calcio).

Un testo vecchio di vent'anni. Non è la prima volta che quell'esercizio didattico viene preso di mira dai complottisti cattolici. Già nel 2012 un gruppo francese denominato "Genitori per la proibizione dell'ideologia di genere nella scuola" attaccò con durezza un istituto scolastiche che aveva osato proporre quel testo. Tra i commenti c'era anche chi citava Dio nel chiedere la pena di morte per «coloro che scandalizzano i figli».
Ma forse la miglior risposta a quelle accuse è giunta dall'autore stesso che, attraverso la propria pagina Facebook, ha fatto notare come quell'esercizio sia stato scritto vent'anni fa, quando lui stesso non aveva la benché minima idea di cosa fosse l'identità di genere. L'esercizio era infatti orientato a combattere gli stereotipi di genere. Vent'anni fa nessuno ci trovò nulla da ridire, oggi il tutto viene rimesso in discussione perché nel frattempo qualcuno si è inventato una fantomatica «ideologia gender».

Il cartello. Dopo la rimozione del video da parte della scuola, gli spezzoni proposti nel video della Roccella (e prontamente rilanciato dai principali siti omofobi italiani) risultano una delle poche documentazioni rimaste. Ma non sono l'unica: anche un altro sito italiano ha provveduto a pubblicare il video originale sotto il titolo di "Scegli tu se essere maschio o femmina".
La connotazione della pubblicazione appare vicina all'ideologia di Riccella, tant'è che nella descrizione si parla di «indottrinamento gender» e si sostiene che «in alcune assemblee d'istituto liceali sono stati invitati membri dell'Arcigay che "insegnano" come fare l'amore tra due maschi o tra due femmine». Peccato che proprio quel documento finisca per tradire le parole dell'onorevole.
Non solo lì appare evidente come si tratti di un filmato amatoriale realizzato da dei ragazzini e non certo di un filmato distribuito nelle scuole, ma alcune differenze lascerebbero pensare che il documento proposto dalla parlamentare sia stato manipolato. Ad esempio l'esponente dell'Ncd si concentra nel commentare una scritta mostrata in sovrimpressione nel cartello finale. Una scritta che nella versione originale non è presente.

Clicca qui per guardare il video realizzato nel 2014 da Eugenia Roccella.
11 commenti