La drammaticità delle tesi omofobe

Un articolo pubblicato da Il Timone promette di spiegare perché «gli uomini di fede sono gli ultimi difensori della ragione». Il tutto, ovviamente, intendendo che la ragione sia un'opposizione a qualunque riconoscimento dei diritti e della dignità delle persone lgbt.
L'articolo non si spreca cero in parole, ma rimanda al video di un intervento dell'avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita. Curiosamente basta attivare i sottotitoli automatici perché YouTube attribuisca una bestemmia ad Amato. Ovviamente è un'errata interpretazione di parole farfugliate, ma per qualsiasi cristiano quella traduzione non può che apparire profetica del vero significato di quel discorso d'odio.
Amato ha iniziato a raccontare al pubblico di come abbia risposto ad un'inviato di Servizio Pubblico, dicendogli che «Io rispetto e amo l'omosessuale come peccatore, odio l'omosessualità come peccato». Poi ha precisato anche di sentirsi migliore della persona che aveva davanti, dato che l'intervistatore non amava i furti e li dari, mentre lui dice che «io odio il furto ma non odio il ladro. Anzi, lo rispetto e lo amo».
Passata la fase di accostamento fra i gay e i ladri, l'avvocato ha poi aggiunto:
E per chi come noi, che ha vissuto la generazione che ha visto la contrapposizione fra fede e ragione, se allora mi avessero detto che oggi avremmo vissuto questo paradosso non ci avrei mai creduto. Sapere qual è il paradosso? Che oggi gli uomini di fede sono diventati gli ultimi difensori della ragione umana. Perché il razionalismo è entrato in corto circuito. Oggi difendere il fatto che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre, che la famiglia è composta da un uomo e una donna, che un essere umano nasce o maschile o femminile non è mica un dogma di fede. È la ragione. Eppure è così.
Anzi, stiamo vivendo un paradosso ancora peggiore. È il paradosso del grande scrittore cattolico Chesterton che negli anni trenta disse: «Verrà un giorno quando spade dovranno essere sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d'estate e che 2 più 2 fa 4». È arrivato quel giorno, amici.
Noi dobbiamo sguainare spade, dobbiamo litigare per dimostrare che cosa? Che la famiglia è composta da un uomo e da una donna? Che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre?
Questa è la tragedia. ma se non ci accorgiamo di questo, allora le cose ce le facciamo accadere. Ma noi abbiamo l'intelligenza per capirle.
Quelle parole hanno suscitato gli applausi del pubblico, eppure non ci vuole molto a capirne la tragicità. Nell'intero discorso non c'è una sola spiegazione del perché mai la fede dovrebbe rappresentare una motivazione del voler sostenere che tutto il resto del mondo abbia idee errate, c'è colo la presunzione che l'auto proclamarsi cristiani conferisca il diritto di ritenere che i propri pregiudizi non debbano essere messi in discussione. Ed è così che chi è solito pensare ad una famiglia composta da un uomo e duna donna non deve perdere tempo a chiedersi perché mai ne esitano anche di diverse: dovrà solo dire di essere cattolico e allora potrà tranquillamente liquidare la questione dicendo che gli altri sono peccatori.
Non è una posizione di ascolto: è una posizione di imposizione violenta a spade sguainate. e che c'entra il sostenere che la fece centri qualcosa: non si p dinnanzi ad un dogma, ma dinnanzi all'uso di una religione usata come arma politica per evitare contestazioni a ciò che non può essere spiegato dalla ragione.
In realtà la fede non dovrebbe funzionare così. E sono già troppi anche gli errori causati nella storia da una simile superbia: si pensi anche solo alla persecuzione dei mancini, dove una caratteristica naturale è stata giudicata e condannata nel nome di Dio solo perché i loro aguzzini volevano presumere di usare la mano giusta.
Il fatto che si sia soliti pensare che le foglie siano verdi d'estate non è un concetto esaustivo: in un giardino potremmo imbatterci ad esempio un un cespuglio di seneci, piante dalle foglie argentate che non per questo sono più malate o meno meritevoli della vegetazione verde.
I pini marittimi hanno aghi azzurrognoli, la nandina ha foglie rosse... quanta bellezza verrebbe sprecata se dovessimo restare fermi nel pensare che solo il verde sia il colore voluto da Dio.
Ma a tramutare il tutto in una vero e proprio insulto alla religione sono gli stessi testi sacri, troppo spesso ignorati da chi si erge nell'usare la figura di Dio al solo fine di difendere i propri pregiudizi. Un atteggiamento fortemente condannato in Luca 18, 10-14, quando è Gesù stesso a predicare che:
Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato.
Ora, vogliamo davvero continuare a sostenere che il reputarsi il miglior prodotto mai realizzato da Dio sia un qualcosa dettato dalla fede e non dal pregiudizio? E, soprattutto, da quando la regione viene rappresentata da una pigrizia mentale nel non volersi mettere in discussione attraverso l'osservazione della realtà?